Spiragli per i 350 lavoratori di Gepin Contact. che operavano nella commessa Poste. In occasione del tavolo oggi al Mise, la viceministro Teresa Bellanova ha assicurato che System House provvederà ad assumere i lavoratori di Roma mentre E-care ha dato disponibilità ad assumere quelli di Napoli”. Le due aziende si sono aggiudicate la nuova commessa per i call center messa a gara da Poste Italiane.
“Poste Italiane, che dovrà provvedere ad assegnare le nuove commesse – puntualizza Giorgio Serao della segreteria nazionale della Fistel Cisl – si è riservata di fare un ulteriore approfondimento in attesa di un parere legale”.
Sulla commessa che interessa i lavoratori di Napoli c’è pendente un ricorso al Consiglio di Stato contro l’assegnazione a E-Care. Serao ha chiesto al Governo “tempi certi. E’ incomprensibile che un’azienda a controllo pubblico continui a ignorare il disagio di centinaia di lavoratori. La crisi dei call center, alla quale il Governo sta lavorando per trovare soluzioni, non può essere aggravata dall’indifferenza di uno dei più grandi gruppi pubblici. La situazione va risolta in tempi brevi, trovandoci alla vigilia della scadenza degli ammortizzatori sociali. Si rischia di degenerare sul piano sociale e dell’ordine pubblico”. Nuovo incontro al Mise l’11 aprile.
Per Massimo Tagliatela, segretario della Uilcom Campania la notizia del percorso avviato con Poste Italiane consente “di nuovo ragionare con le imprese coinvolte, al fine di reimpiegare i lavoratori nelle aziende dando inizio ad un sollievo per i lavoratori coinvolti in questa vicenda”.
“Staremo sempre molto attenti su questa vertenza – continua il sindacalista – anche perché, per come è iniziata e per come si è sviluppata la vicenda in questi due anni, non ci facciamo prendere da facili entusiasmi. Ma il contatto promosso da Bellanova è un fatto positivo. Aspettiamo la conferma del prossimo appuntamento per poter fare una valutazione più equilibrata ed appropriata. In questo senso l’accordo sottoscritto il 5 settembre 2016 al Mise resta punto di riferimento per ogni percorso che possa portare ad in intesa sul salvataggio dei 350 lavoratori ex Gepin Contact per moltissimi dei quali scadranno a giugno le salvaguardie economiche della mobilità”.
La vicenda di Gepin Contact è complessa e si interseca con quella di UpTime, azienda di customer care, nata dalla cessione di un ramo di Sda Express con gli stessi vertici di Gepin. Una fetta delle attività di Poste è stata affidata ad Uptime da Poste Italiane e poi riversata su Gepin Contact. Nel 2014 la situazione comincia a incrinarsi poiché le attività di customer care di Gepin e di Uptime vengono messe in gara d’appalto. Mentre per i cento lavoratori Uptime è stato stipulato un accordo con cui Poste Italiane si fa carico della loro situazione, per i trecentocinquanta lavoratori di Gepin (duecentoventi a Napoli e centotrentadue a Roma) Poste non ha firmato un accordo.
Nel maggio 2016 c’è un barlume di speranza, il vice ministro del ministero per lo sviluppo economico, Teresa Bellanova, dichiara che ci sarebbe stata continuità lavorativa per i dipendenti di Gepin Contact, ma tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2016 i lavoratori vengono licenziati. La gara viene vinta da due società: System House a 0,29 centesimi e E-Care a 0,34 centesimi. Poste Italiane sceglie di assegnare la gara a E-Care, ritenendo la proposta di System House davvero bassissima, anche in una gara a massimo ribasso. A settembre 2016 viene stipulato al ministero un accordo che prevede che la società vincitrice della gara si faccia carico dei lavoratori. Poco dopo la firma dell’accordo, il Tar sospende l’assegnazione dei lotti di gara a E-Care, in seguito al ricorso della prima azienda, System House.
Il 27 gennaio 2017, la tanto attesa sentenza del Tar ha dichiarato la vincita di System House, quella dell’offerta bassissima, che a differenza dell’altra azienda non intende farsi carico dei trecentocinquanta lavoratori.