Per un grande gruppo bancario come Unicredit Apple Pay, il nuovo sistema di pagamento sul quale la casa di Cupertino punta molto, può essere “una minaccia”, ma anche “un’ opportunità”, se non “un potenziale partner”. A dirlo è l’amministratore delegato del gruppo bancario Federico Ghizzoni, a margine di una conferenza stampa a Milano, all’indomani della presentazione tenuta dal Ceo di Apple Tim Cook a Cupertino, in California, che ha alzato il velo sul nuovo iPhone 6, sullo smart watch e soprattutto sul sistema di pagamento già accettato da circa 200mila negozi negli Usa.
Apple Pay per Unicredit “può essere un concorrente – spiega Ghizzoni – ma oramai noi banche non possiamo più sviluppare innovazione solo all’interno. Dobbiamo anche aprirci all’ innovazione esterna”. Il sistema di pagamento della Mela di Cupertino può essere un potenziale partner – continua il banchiere – o comunque un sistema da cui imparare o a cui attaccarci”.
“Dell’ innovazione non bisogna avere paura – conclude il top manager – tanto arriva. Quindi, tanto vale saltarci dentro”.
Per Sandy Shen, analista di Gartner, il sistema di pagamenti mobili di Apple Pay “potrebbe finire per danneggiare le telco che hanno cercato di forgiare i loro propri sistemi di pagamento, come Vodafone e Orange” dato che “ha eluso di fatto gli operatori”.
La presentazione di Apple Pay ha acceso anche il dibattito sulla sicurezza dei dati. “Apple sta affrontando con intelligenza tutte le potenziali vulnerabilità di Apple Pay. Il vecchio approccio alla sicurezza mobile era di concentrarsi solo sulla protezione delle transazioni – spiega Jan Valcke, Presidente e Coo di Vasco Data Security – Oggi si è spostato sul più impegnativo compito di proteggere il dispositivo mobile e tutto ciò che può fare. 4, 5 milioni di telefoni cellulari sono stati rubati o smarriti lo scorso anno; se lo smartphone diventa una combinazione tra un portafogli mobile e un dispositivo di autenticazione, ciò alzerà la posta in gioco per tutti”.
Dal punto di vista della società di IT security l’annuncio più significativo è stato quello del 5 settembre, quando Tim Cook dichiarò che Apple avrebbe intensificato la sua strategia di sicurezza e ampliato l’uso dell’autenticazione a due fattori e incoraggiato in modo più incisivo le persone a farvi ricorso. Se l’azienda più influente nel settore si fa interprete di un forte sostegno all’autenticazione a due fattori, questa è una buona notizia per i consumatori e una cattiva notizia per gli hacker.
“Guardando alle recenti azioni di Apple, HSBC e altri tra i principali fornitori di servizi ai consumatori, vediamo una svolta significativa verso la pubblica accettazione di tecniche di security migliorate, come le one-time password, l’autenticazione a due fattori e la biometria – prosegue il manager – Senza dubbio l’annuncio di Apple di un “portafogli mobile” accelererà ulteriormente l’adozione del mobile banking. Si consideri che Gartner e Forrester prevedono che ancora fino al 2017 i portafogli mobile saranno utilizzati in meno del 2% delle transazioni. Il problema più grande per i consumatori sarà ancora quello di proteggere le proprie transazioni online e mobile quotidiane da attacchi che stanno diventando sempre più frequenti e intensi”.
Per far partire Apple Pay la società di Cupertino ha stretto accordi con Visa, MasterCard e American Express; al progetto partecipano l’83% delle banche americane, 200mila negozi. A partire dalla fine dell’anno praticamente tutti gli esercenti Usa accetteranno la velocissima procedura di pagamento “contactless” di Apple Pay realizzabile con iPhone e Apple Watch, a partire dalle catene di Macy’s, Bloomingdale, Wallgreens, Staples, Subway, McDonald, Target, ovviamente gli Apple Store e i parchi Disney. Apple prevede poi di integrare il sistema di pagamento anche dentro le app che permettono di fare shopping nei negozi digitali degli esercenti, a partire da quella di Target.
L’ambizione di Apple è quella di far partire il portafoglio elettronico, il digital wallet, e potrebbe riuscirsi. Il pagamento con Apple Pay è velocissimo, sicuro e conserva la privacy delle informazioni: la carta di credito (può essere quella usata dall’account iTunes o un’altra) non viene comunicata ma solo evocata per generare un codice diverso per ogni transazione. Apple non cede le informazioni in suo possesso sul cliente al servizio che effettua il pagamento o al gestore della carta di credito, permettendo di rispettare la privacy degli utenti: “Non siamo nel business di vendere i dati dei nostri clienti”, ha ribadito Tim Cook.