Frequenze (alte) per il 5G “a disposizione già nelle prossime settimane”. Lo dice in un’intervista a Corcom il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli che fa il punto sul panorama italiano sul fronte innovativo. “Sbaglia chi pensa che il 5G sia una semplice evoluzione del mobile: i player interessati a questa tecnologia sono una pluralità di soggetti ben più ampia dei soli operatori delle Tlc”. Ecco come l’Italia si prepara ad affrontare gli step 2017 necessari per accelerare sui temi aperti: banda ultralarga, liberazione frequenze, ruolo di Agcom e Fub. Monitoraggio costante sulle mosse Usa rispetto a personal data e net neutrality: “La sintonia con l’Europa rimane condizione assolutamente necessaria”.
In un’Europa che si interroga sulla propria identità, la Commissione Ue scatta una fotografia in chiaroscuro per l’Italia che innova: stiamo andando nella direzione giusta?
L’indice Desi 2017 dimostra come la direzione intrapresa sia quella giusta: la crescita italiana sugli indici relativi alla connettività è sostenuta e superiore a quella della media europea. Certo non possiamo nascondere che siamo partiti da una situazione molto deficitaria dell’Italia sul fronte del digitale e, in modo particolare, sulle infrastrutture ma abbiamo recuperato molto e recupereremo ancora: questo indice ancora non può registrare l’effetto dei bandi di gara predisposti per le aree bianche, che vedranno la realizzazione di una rete pubblica nelle aree a fallimento di mercato con l’obiettivo di raggiungere con servizi in banda ultralarga tutti i cittadini e le imprese del territorio. Quindi quella tendenza di crescita rappresentata dall’indice Desi2017 sarà rafforzata nel corso dei prossimi anni.
Secondo il commissario Ue Ansip la strada da fare è ancora lunga: dove spingere per accelerare nel processo?
Credo che i numeri del Desi 2017, essendo solo in percentuale, non colgano alcuni elementi che caratterizzano lo sviluppo della banda ultralarga nel nostro paese e che non hanno affatto esaurito la loro capacità di spinta. Il piano Banda ultralarga ha mostrato da un lato di saper creare ed accelerare progressivamente la competizione infrastrutturale tra privati; dall’altro determina il ritorno di una rete di proprietà pubblica nelle aree a fallimento di mercato, presenti in circa 7.300 comuni; infine ha come obiettivo di raggiungere con la fibra ogni cittadino e impresa in tutte le aree del paese con una capacità di copertura diffusa che non esclude nessuno dalla opportunità di sviluppo e che ha in questo un segno molto diverso, più unitario e nazionale di altri paesi europei. Nei prossimi mesi, con gli interventi previsti già oggi l’Italia è destinata a scalare la classifica internazionale: con una metafora calcistica direi che siamo in zona Europa League ma arriveremo in zona Champion.
Nuove tecnologie: il 5G è una priorità?
Sicuramente. E invito a non sottovalutare l’ambizione dell’Italia di giocare da protagonista. Abbiamo apprezzato l’Action plan della Commissione europea sul 5G. La richiesta che arriva dall’Europa ai Paesi comunitari è di avere almeno una città non solo connessa al 5G ma anche con i servizi attivi. Bene, l’Italia non solo vuole fare la sua parte ma essere all’avanguardia anche su questo fronte, così come è un esempio in Europa in tema di connettività. Nelle prossime settimane saranno messe a disposizione alcune frequenze per sperimentare il 5G, inteso come rete e servizi, in cinque città italiane. L’obiettivo è essere pronti a raccogliere questa sfida che è considerata decisiva per lo sviluppo e per creare nuovi posti di lavoro.
Come si pensa di fornire le frequenze adatte? Sono previste delle gare per le fasce “alte” (3,4-3,8 Mhz)?
Sulle frequenze le indicazioni che giungono dall’Europa sono piuttosto chiare. Anche nell’ultima decisione dell’Rspg (Radio Spectrum Policy Group) sono già state individuate le frequenze che dovranno essere messe a disposizione degli Stati per sfruttare i servizi 5G. La 3,4-3,8 è considerata la banda pioniera, ma c’è anche la banda 700 che deve essere liberata al più presto. L’Italia è in linea con quelle che sono le scelte dettate dall’Europa e nei tempi opportuni metterà a disposizione tutte le risorse utili a sfruttare la potenzialità del 5G e dei servizi connessi.
Chi sono i player più interessati?
Sarà il mercato a dircelo. Quando si parla di 5G non ci si rivolge solo agli operatori delle telecomunicazioni, che sono in grado già oggi di realizzare la rete. Il 5G è una tecnologia abilitante per servizi fortemente innovativi, che cambieranno il modo di vivere e di spostarsi dei cittadini, trasformeranno il modo di offrire servizi universali come la sanità o il modo di produrre. Sbaglia chi pensa che il 5G sia una semplice evoluzione del mobile. I player interessati a questa tecnologia sono dunque una pluralità di soggetti ben più ampia dei soli operatori delle Tlc. Dirò di più: in parte sono oggetti che devono ancora nascere.
L’Europa indica il 2022 come data massima per la conclusione della liberazione della banda 700Mhz: a che punto siamo?
Abbiamo una road map ben definita dalla Commissione europea, dal Parlamento e dal Consiglio Ue. Si tratta di un percorso, che l’Italia condivide, per arrivare alla liberazione della banda 700Mhz da parte dei broadcaster televisivi e, quindi, alla messa a disposizione delle frequenze per gli operatori di Tlc. Entro quest’anno è prevista la conclusione del coordinamento internazionale con i paesi confinanti per decidere quali frequenze saranno rispettivamente assegnate e come utilizzarle. Noi abbiamo già iniziato questa fase: è a buon punto la discussione con la Francia con la quale c’è già una condivisione di massima rispetto a questo percorso. Nelle prossime settimane avvieremo un dialogo in merito con tutti gli altri paesi confinanti, forti del fatto che sono stati definitivamente risolti i problemi di interferenze che hanno visto per anni l’Italia non rispettare le regole internazionali sull’uso delle frequenze. Entro giugno 2018 dovremo definire la roadmap della transizione alla banda 700 in cui sarà tracciato il percorso per arrivare alla gara di assegnazione di queste frequenze. Se c’è chi pensa ad una Italia in ritardo o riluttante si sbaglia di grosso. Tuteleremo fino al termine ultimo gli interessi nazionali ma rispetteremo tutti gli impegni presi.
Grazie all’asta delle sole frequenze 700Mhz la Francia ha incassato 2,8 miliardi. A quando la gara in Italia, considerando anche il nostro debito?
Guardi, immaginare di affrontare il percorso del 5G per fare cassa sarebbe un errore ed un rovesciamento logico delle priorità. Si fanno prima di tutto le scelte necessarie a creare condizioni di sviluppo ed innovazione; poi dalla messa a valore degli asset e dal corretto processo di razionalizzazione arrivano anche le risorse.
Come si punta ad articolare la collaborazione Mise-Agcom nella creazione della road map per la liberazione delle 700Mhz?
C’è una condivisione di fondo tanto che Agcom siede con noi al tavolo con gli altri Paesi.
Che ruolo per la Fondazione Ugo Bordoni?
La Fondazione Bordoni può svolgere un ruolo importante nella strategia del 5G date le tante professionalità al suo interno. E’ necessario il rilancio della Fondazione e per questo occorre una riflessione profonda che produca conseguenti rapide decisioni. Mi pare però corretto parlarne prima con il ministro e con palazzo Chigi.
La FCC dell’amministrazione Trump sta rivedendo le regole per la gestione dei dati personali previste da Obama: come interpreta questo tipo di operazione? Si prefigura anche un cambio di passo sulla net neutrality?
L’Italia ha condiviso la direzione di marcia della FCC negli anni dell’amministrazione Obama. Durante il semestre italiano della presidenza Ue ho avuto modo di incontrare a Washington i vertici della Fcc e trovare un interlocutore che condivideva l’impostazione europea di marciare insieme verso regole aperte rispetto alla net neutrality. Oggi non sappiamo ancora quale sarà la direzione che l’amministrazione Trump intende prendere. Di sicuro le prime azioni di chiusura degli Usa, a cominciare dal fronte commerciale, sollevano molte perplessità ma io voglio seguire l’invito del presidente Mattarella e aspettare ancora a esprimere un giudizio sulla nuova amministrazione. Quello che è certo è che la sintonia fra Europa e Usa, in particolare in questo campo, rimane una condizione assolutamente necessaria quale che sia il nome dell’inquilino della Casa Bianca.