“E’ giusto che dove arriva il mercato si lasci fare al mercato, anche se adeguatamente regolamentato come quello delle telecomunicazioni. Ma dove non arriva, una rete pubblica garantisce parità di condizioni a tutti gli operatori e assicura la stessa connettività a tutti gli italiani. Se non è di sinistra questa scelta non so che senso abbia il termine sinistra”. Lo afferma in un’intervista all’Unità Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni. “E’ da vent’anni che il Paese non ha una rete pubblica, cioè dalla privatizzazione della rete di Telecom Italia che per me rimane un’operazione sbagliata. Oggi non si può riavvolgere il nastro”, aggiunge.
Giacomelli esprime soddisfazione per l’accordo tra il Governo e le regioni sulla ripartizione dei fondi per la banda ultralarga: “In passato – sottolinea – si procedeva in ordine sparso: ci si limitava ad assemblare i singoli piani regionali e ad accordi bilaterali tra il ministero e le singole regioni. Di qui i rimproveri di Bruxelles. Ora, per la prima volta, non solo tutte le regioni condividono gli stessi obiettivi e la scelta di una rete pubblica in tutte le aree bianche, ma sono d`accordo sull`utilizzo congiunto delle risorse e sul criterio di ripartizione. Per questo ringrazio la dimostrazione di maturità delle regioni: il piano banda ultralarga si conferma un vero progetto-paese. E parliamo di 7.300 Comuni in tutto il territorio nazionale, per circa 19 milioni di cittadini: un terzo del paese”.
Un passaggio dell’intervista è dedicato al ruolo che Enel potrà ritagliarsi nel piano banda larga: “Già solo il fatto che una grande azienda del paese decida di investire sulla cosiddetta Internet delle cose è una notizia positiva – commenta Giacomelli – Se Enel deciderà o no di scendere in campo per la banda ultralarga è una decisione che spetta solo all`azienda. Mi auguro che, così come per gli altri soggetti, si condivida il principio della condivisione delle infrastrutture perché questo sarebbe decisivo per abbattere i costi e alzare gli obiettivi”.