Con 6,5 miliardi di introito totale, 4 miliardi oltre il minimo fissato, il risultato della gara per le frequenze 5G conferma la potenzialità ed il valore di politiche che scommettano sul digitale. Sono orgoglioso del lavoro fatto, nell’ultimo anno di governo, per predisporre le condizioni della gara ma credo che un apprezzamento particolare, oltre che alle competenze della squadra che ha lavorato con me al Mise, vada alla Fub e al suo presidente Antonio Sassano.
Ora ci sono risorse importanti, generate dal digitale stesso, per sostenere nuove politiche dell’innovazione. Se da un lato gli operatori hanno certezze di tempi e assegnazione e possono quindi programmare i loro investimenti nel nostro paese, dall’altro ci sono risorse importanti per scelte e politiche che competono solo al pubblico.
La blockchain, l’intelligenza artificiale sono le nuove frontiere sulle quali investire per costruire il futuro. Servono investimenti, politiche mirate ma soprattutto la riaffermazione di un ruolo centrale dello stato nel garantire le condizioni di standard, protezione accessibilità che creino i presupposti dello sviluppo di mercato.
Credo che le scelte fatte, dal piano banda ultralarga alla sperimentazione 5G, mantengano tutto il loro valore strategico ma c’è bisogno di un nuovo atto che aggiorni il quadro delle politiche e degli obiettivi. Un Digital Act, un nuovo capitolo della Strategia Nazionale che fissi la linea italiana sui nuovi orizzonti del digitale, che indichi obiettivi e risorse, che dia certezze agli operatori ed alle imprese, che affronti i nuovi temi che emergono.
Intelligenza artificiale e blockchain pongono infatti questioni nuove, che da un lato presuppongono da parte di tutti i soggetti, pubblici e privati, una disponibilità alla trasformazione dei processi, dall’altro vanno addirittura oltre la dimensione tecnologica per investire quella giuridica, etica e valoriale.
Su questi temi, sulle politiche digitali serve una proseguire sulla strada di una strategia nazionale condivisa se si vuole assicurare una possibilità di successo agli interessi italiani.
Sono orgoglioso dell’esito della gara per le frequenze ma non fermiamoci a sottolineare la rilevanza dell’importo. L’assegnazione delle frequenze non è un punt di arrivo ma di partenza.
Ora è necessario investire in formazione e conoscenza, rivedere i percorsi formativi, formare nuove competenze, investire nelle startup.
Servono politiche aggiornate ed efficaci per continuare a recuperare il ritardo infrastrutturale e competere sul fronte dei servizi e delle piattaforme.