STRATEGIA

Gianotti, Alcatel-Lucent: “Integrazione reti, chiave per servizi a prova di futuro”

Il Sales director Large corporate & Public sector: “Convergenza dei sistemi di comunicazione e virtualizzazione fattori strategici per affrontare la sfida della digitalizzazione”

Pubblicato il 20 Mar 2015

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Nel suo ruolo di Sales director Large corporate & Public sector, Sergio Gianotti ha il compito di guidare il business non strettamente telco di Alcatel-Lucent in Italia (e in Grecia). Una missione stimolante, ma non semplice, avendo a che fare con un portfolio di soluzioni di ultima generazione e un contesto produttivo e infrastrutturale ancora estremamente legato a protocolli e logiche di costo che fanno capo al vecchio modo di immaginare e progettare l’Ict. Senza contare la scarsa propensione delle imprese agli investimenti. Ma Alcatel-Lucent punta con convinzione al futuro. Sono due i fattori che guidano la strategia e l’offerta del gruppo in questo ambito: la convergenza dei sistemi di comunicazione e la sempre maggiore penetrazione delle funzioni di virtualizzazione attraverso il software defined networking. Gianotti ne parla con CorCom in vista del convegno “Mission Critical ICT: Innovazione e Crescita – Come affrontare le sfide della digitalizzazione e delle infrastrutture critiche nell’era del cloud e dell’IoT” che si terrà il 26 Marzo al Nazionale Spazio Eventi di Roma.

Quali sono i settori più ricettivi per questo genere di trasformazione e come è possibile raggiungerli?

Innanzitutto il government nelle sue varie sfaccettature. Ma ci sono anche i mercati del transportation, delle utilities e il settore bancario. In Alcatel-Lucent stiamo sviluppando un approccio per noi sempre più strategico, quello indiretto, con channel partner specializzati sulle nostre tecnologie: aziende con i numeri e le capability necessari a implementare progetti infrastrutturali e ICT capaci di dar vita a soluzioni mission critical per i clienti finali. La crescita del software defined networking è affidata ad uno spin-in di Alcatel-Lucent, Nuage Networks, startup già completamente integrata nel portfolio della nostra offerta, da cui nasceranno molte delle nostre soluzioni innovative del futuro.

Che tecnologie mettete a disposizione delle organizzazioni che cercano soluzioni mission critical?

Copriamo tutte le aree strategiche, ma naturalmente il prodotto di punta, oltre che orgoglio del nostro Paese, è il portfolio di soluzioni per le trasmissioni in fibra ottica e le tecnologie di convergenza con l’IP, in parte sviluppate e prodotte in Italia. Siamo leader di mercato, sia nel segmento PA che in quello Enterprise. Abbiamo appena annunciato lo sviluppo della scheda di trasporto a 400 Gbps, con la volontà di fornire sempre più contenuti e potenza per le reti ultra broadband del futuro. Ma la nostra offerta si estende anche sulle capability nell’ambito radio. Ci sono interessanti applicazioni che stiamo realizzando a livello mondiale con alcuni partner che lavorano in settori specifici caratterizzati da richieste di prestazioni elevatissime. Penso al settore bancario – per cui la business continuity è fondamentale – rispetto al quale alcune applicazioni di trasmissione radio a larga banda hanno dimostrato performance in termini di velocità maggiori della fibra ottica. Sempre in ambito bancario, abbiamo già oggi numerose referenze con clienti europei, statunitensi e latinoamericani, sulle nostre tecnologie di software defined networking, per rendere più efficienti i data center di nuova generazione. Riduzione del cost of ownership, supporto alla distribuzione geografica della Cloud e flessibilità operativa in una logica di nuvola ibrida sono i fattori vincenti della nostra proposizione, garantendo ai clienti la velocità di realizzazione di nuovi servizi indipendentemente dalla complessità dello strato hardware sottostante.

Quali altri settori rientrano nel vostro raggio d’azione?

Facciamo la differenza in ambiti in cui c’era fino a poco tempo fa una grande presenza di protocolli legacy: trasporti, soprattutto ferroviari, utilities, smart grid e reti di telecontrollo. Oggi le nostre tecnologie facilitano l’evoluzione di queste infrastrutture, rendendole convergenti pur mantenendo, anzi potenziando, gli stessi elementi di affidabilità e sicurezza. Sui nostri sistemi viaggiano per esempio i segnali di controllo di importanti metropolitane driverless o di treni ad alta velocità sia in Europa che in altri continenti, e per fare questo occorrono resilienza e tempi di latenza bassissimi. Un’ulteriore componente di offerta si basa sulle nostre competenze di virtualizzazione per sviluppare piattaforme di unified communication & collaboration integrando comunicazione fissa e mobile in ambienti Enterprise complessi

Cosa significa per voi Mission Critical rispetto alla PA?

Significa ad esempio poter sfruttare un portfolio prodotti di livello carrier grade unito a tecnologie radio mobili LTE per realizzare la trasformazione delle tradizionali reti di comunicazione in tecnologia Tetra in sistemi di comunicazione di nuova generazione. Le nuove piattaforme permetteranno alle comunicazioni broadband di integrare funzionalità non solo voce su network protetti, affidabili e resilienti. Immagino un tipico intervento dei vigili del fuoco, per esempio. Sul luogo di un disastro gli uomini del corpo potranno unire alle comunicazioni voce sistemi in banda larga per scaricare mappe e connettersi con i circuiti della video sorveglianza. Questi sistemi possono oggi ridurre la complessità di gestione del command and control umano tra le varie organizzazioni che agiscono in un campo operativo, migliorando l’efficienza dell’intero sistema. Immaginate l’impatto di queste tecnologie in occasione di manifestazioni o calamità naturali sulla sicurezza e l’efficienza degli operatori in campo.

Qual è l’atteggiamento e soprattutto il budget dei suoi interlocutori italiani?

Fatta eccezione per alcuni casi di eccellenza, in questo momento c’è ancora una certa resistenza, nei confronti di certe innovazioni tecnologiche. Gli early adopter stanno testando diverse soluzioni, ma incontriamo oggettive difficoltà nello spiegarne la portata, nello spingere i clienti a delineare una visione nuova, in quanto si tratta di un cambiamento non solo tecnologico, ma anche culturale e organizzativo. Cambiano gli approcci degli utilizzatori ma anche gli approcci di chi deve effettuare il deployment e non è detto che gli interlocutori per queste soluzioni si trovino sempre all’interno del dipartimento IT. Spesso alcune tecnologie esigono nuovi interlocutori, non di rado nelle strutture operative. Questo è un elemento che viene a volte trascurato persino quando ci confrontiamo tra di noi, nell’ambito della business community: guardiamo all’ICT ancora in termini di office automation, ma in realtà c’è tanta tecnologia soprattutto nei processi di automatizzazione delle catene di produzione che può e deve essere integrato in una visione di sistema.

L’Internet of things…

Esatto, una rivoluzione che passa dall’uso di sensori, processi automatizzati, sistemi di controllo e meccanismi di segnalazione che però viaggiano ancora su protocolli legacy, che generano enormi costi e difficoltà nell’interoperabilità. Noi siamo in grado di mettere a disposizione dei nostri clienti tecnologia e competenze per realizzare un’infrastruttura di comunicazione integrata, interoperabile e virtualizzata che consenta di sviluppare, insieme al nostro ecosistema di partner, soluzioni verticali specializzate. Vogliamo essere il motore per sostenere l’evoluzione delle imprese in chiave IoT.

Come giudica la situazione italiana rispetto ad altre country in cui operate?

Siamo paradossalmente più immaturi di molti mercati emergenti del Medio Oriente o dell’America Latina, dove in assenza di tanti sistemi legacy preesistenti, riusciamo a portare avanti progetti estremamente innovativi. Da noi c’è l’inevitabile esigenza di mantenere vivi i sistemi tradizionali, con tutti i costi ad essi legati. D’altra parte innovare comporta investimenti, e questo non è periodo in cui ci sono economics che spingano gli investimenti in Italia. Spesso però non si considerano nemmeno i costi sociali della mancata evoluzione. Servirebbero una maggiore sensibilità e la volontà di fare squadra a livello europeo tra differenti organismi ministeriali per comporre una cabina di regia internazionale che acceleri i processi di standardizzazione. Questo da una parte accelererebbe i processi per la realizzazione delle infrastrutture, dall’altra renderebbe più dinamica l’industria delle TLC su certi percorsi di sviluppo che sono strategici per guidare gli investimenti nell’ambito ICT. Questo è il momento di fare squadra a livello di industria e business community ICT e come Alcatel-Lucent vogliamo essere motori del cambiamento anche in questo aspetto.

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