Investimenti nella distribuzione dei contenuti televisivi via fibra ottica, “con sistemi più performanti di quelli utilizzati attualmente”. È questo che Alessandro Giglio, presidente e ceo del Gruppo che porta il suo nome, ha in mente per l’Italia, “dove abbiamo il cuore tecnologico dei nostri canali”. Lo spiega a margine della cerimonia di quotazione su Aim Italia tenutasi stamattina in piazza Affari a Milano.
Il gruppo Giglio è un network televisivo e multimediale nato nel 2003, con sede a Roma composto da quattro società: Giglio Group Spa, società capogruppo che possiede due canali televisivi sul digitale terrestre italiano (acqua e Play.me), Nautical, canale televisivo internazionale dedicato alla nautica e agli sport acquatici, Music Box, azienda che fornisce servizi tecnologici alle società del gruppo e a terzi e Giglio Tv, start up nata nel 2014 che gestisce le attività del gruppo in Cina. Giglio Tv è il primo gruppo televisivo italiano ad essere presente in Cina su tutte le principali piattaforme televisive e web con dei contenuti dedicati al Lifestyle Italiano.
Parlando degli investimenti dopo l’Ipo, Giglio dice che in Italia l’intenzione è “investire per completare lo sviluppo di una parte di tecnologia che attualmente a noi manca che è quella della distribuzione dei contenuti via fibra ottica”. L’ad spiega che lo sviluppo di questa tecnologia potrebbe avvenire “o attraverso lo sviluppo del know-how o attraverso l’acquisizione di una azienda” che possiede le competenze tecniche. Al momento non ci sono dossier aperti, ma “non necessariamente” si guarda a società italiane.
Lo sblocco di 2,2mld di investimenti pubblici sulla banda larga non cambia le prospettive del Gruppo: “Quello che cambia – sostiene Giglio – è che l’introduzione della banda larga in Italia vuol dire sviluppare un mercato che attualmente in Italia non esiste”. Questo potrebbe portare a “nuove potenzialità di business che ci auguriamo possano aumentare il pil del comparto: la banda larga è sicuramente uno stimolo economico molto importante nelle attività del settore audiovisivo. Lo è in tutto il mondo, in Italia siamo indietro”, conclude Giglio.