Giustizia digitale: “Dallo Spid una spinta determinante”

L’identità digitale porrebbe favorire lo sviluppo del processo civile telematico garantendo certezza nelle procedure di identificazione. L’analisi dell’avvocato Michele Gorga

Pubblicato il 11 Mag 2015

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Nuovi provvedimenti in arrivo per lo sviluppo del Pct dal Ministero della Giustizia e da quello dell’innovazione e della P.A. In cantiere provvedimenti volti a semplificare e migliorare la tenuta del registro delle imprese preso le Camere di Commercio che rendono obbligatorio la Pec per le imprese ai fini dello sviluppo del Processo Esecutivo telematico e le procedure concorsuali. L’implementazione del Processo civile telematico esecutivo fa quindi un ulteriore passo con il varo delle norme sulla pubblicazione dell’Indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata delle imprese e dei professionisti (Ini-Pec) quale Banca-dati da cui attingere gli indirizzi Pec per l’utilizzo della casella di posta elettronica per lo scambio di informazioni in modo certificato ed esclusivamente elettronico.

La posta certificata nel processo civile telematico è uno degli snodi fondamentali ma i problemi del suo utilizzo dipendono anche da strutturali difetti di legislazione, basti pensare che nell’Ue non esiste uno strumento analogo e che nel nostro ordinamento l’obbligo di dotarsi della Pec, per professionisti ed imprese, è norma in bianco e cioè priva di sanzione. Si pongono poi con la Pec specifici problemi di sovvertimento di fondamentali dettati costituzionali primo fra tutti quello sancito dall’ art. 27 in base al quale tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi; degli artt. 101 e 102 che prevedono che la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati; dell’art. 111 Cost. in tema di giusto e rapido processo. La difesa è, infatti, diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento laddove, invece, una semplice norma regolamentare o tecnica di fatto può impedire l’accesso alla giurisdizione. E’ da chiedersi che valenza ha l’accesso, oggi, alla giurisdizione con uno strumento diverso dalla Pec atteso che la norma primaria del Cad nulla imponga in merito come sanzione laddove invece le semplice specifiche tecniche di un Software di fatto precludono l’accesso per la tutela di diritti costituzionalmente protetti.

E’ da augurarsi che una svolta per il Pct arrivi da Spid che con l’ assegnazione del codice identificativo unico a tutti cittadini, imprese e professionisti favorisca l’effettivo accesso a tutti i servizi dell’amministrazione per eliminare il digital device anche nella giustizia e non solo in quella processuale ma anche alla certezza dell’identificazione nella navigazione via internet per individuare gli autori di reati del cyberspazio.

Ma occorre che le norme e le prassi amministrative tengano il “passo” conto i “tempi” delle nuove tecnologie occorre quindi che nella leggi di riforma si preveda una coraggiosa azione di delegificazione di alcuni contenuti non solo del codice dell’amministrazione digitale ma anche del codice di procedura civile, nel senso di facilitare l’accesso semplice alla giurisdizione, in modo da adeguarla al cambiamento e all’utilizzo dei nuovi sistemi.

Spid è “Italia Login” sono i due progetti che dovrebbe consentire l’accesso ai servizi della PA in digitale ma per la giustizia ciò non è sufficiente perché la tutela giurisdizionale dei cittadini richiede che, per ogni tipo di processo telematico (civile, penale, amministrativo, contabile e tributario), sia introdotta nell’amministrazione giudiziaria la nuova figura, che dovrebbe trovare il suo coordinamento nazionale in Agid, del manager per la transizione alla giustizia digitale un soggetto con conoscenza delle dinamiche processuali e dell’ organizzazione degli uffici giudiziari. Un team di esperti che nella prassi sia capace di proporre il cambiamento ordinamentale e l’adeguamento tecnologico ma anche di realizzare un serio programma di alfabetizzazione informatica per tutti gli attori del processo.

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