Non tutti sanno che dal 2010 la radio è priva di una condivisa misurazione dell’ascolto e, conseguentemente, dello strumento per valorizzare i palinsesti radiofonici e tariffare la pubblicità. Audiradio, che dal 1998 monitorava gli ascolti, è entrata in crisi l’anno scorso e quest’anno è stata liquidata. Una vicenda non molto raccontata (sarà che molte radio fanno parte di gruppi editoriali?) ma che ci aiuta a chiarire molti aspetti del fenomeno radiofonico nell’era dell’intrattenimento multimediale.
Misurare la radio è diverso dal monitorare la televisione; con la radio, si diceva, è impossibile piazzare un meter su una radiolina a transistor o sulle varie piattaforme su cui si ascolta il medium sonoro. Quindi, interviste telefoniche a go-go in cicli trimestrali.
Nel tempo le obiezioni alla metodologia di Audiradio si sono fatte sempre più forti. Vari modelli di rilevatori portatili (braccialetti, orologi o simili) che permetterebbero la trasmissione automatica a distanza delle scelte compiute dall’ascoltatore sono stati largamente sperimentati nel mondo, ma non da noi.
Nel 2009 Audiradio decide di integrare la rilevazione telefonica con un “panel diari” con cui, nel 2010, ha monitorato le radio nazionali. Una scelta infelice. Quando, con grave ritardo, sono usciti i dati del primo trimestre è successo un finimondo. La radio guadagnava nel giorno medio due milioni di ascoltatori, che però andavano a redistribuirsi soprattutto su alcune emittenti.
Audiradio ha sospeso la rilevazione per “distorsioni nella compilazione del campione tali da inficiare l’attendibilità dei dati”, e così per il 2010 abbiamo solo gli ascolti delle locali e, per il 2011, niente. I contrasti non si sono sanati e la governance della società non garantisce – parole ufficiali dell’Agcom – “la pariteticità nel processo deliberativo di tutte le componenti”. Nel giugno 2011 la società è stata liquidata.
Non è ancora chiaro chi avrà l’incarico ufficiale di monitorare l’universo radiofonico. Intanto compaiono indagini che sembrano indicare il capovolgimento di posizioni consolidate, come i dati della società Ncp (Gruppo Finelco).
Eurisko candida intanto la sua indagine Emm (Eurisko Media Monitor) che si avvale di un meter “multimediale, personale, portatile” e con Gps. Il panel è di 10.000 casi, di un’ordine di grandezza inferiore alle interviste di Audiradio. Molte emittenti nazionali vi hanno aderito, ma una decisione ancora non c’è ed è attesa con ansia.
*Professore di Media e Comunicazione all’Università Roma Tre