IL CASO

Gli esorcismi, Facebook e il buco nero della memoria

Sui social capita anche che qualcuno si spacci per esorcista. Ma basta appellarsi alle vie legali e insulti e male parole immediatamente si placano. La rubrica di Piero Laporta

Pubblicato il 03 Giu 2016

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Mi han fatto un esorcismo, davvero. Capita pure questo in Facebook. Male parole, insulti e invii repentini a questo o quel paese, non sono rari, ma un esorcismo… Di fronte a frustrati incapaci d’argomentare, ciascuno redarguisce oppure ignora; non è raro che l’aggredito adotti i medesimi toni dell’aggressore, andando avanti sinché uno dei due è sollecitato da altri impazienti col pranzo che aspetta.

Il frustrato andrebbe avanti all’infinito, cercandoti e provocandoti se rintuzzi senza “bannarlo”. Di solito rinuncio subito. In un paio di casi, di fronte a volgarità plateali, ho ingiunto agli screanzati di dileguarsi, a meno che non preferissero le esose cure del mio avvocato. Sere fa non mi sono accorto d’essere incappato in un singolare cultore della cyber rissa. Avevo mosso critiche, dure ma argomentate, a talune politiche di Bergoglio. Senza neppure sfiorare questioni teologiche. Non di meno il devoto ha cominciato a trattarmi da eretico, mitragliandomi d’anatemi, citando autori sacri, cui evidentemente attingeva dal web.

Ho ribattuto senza condizionarmi per le solenni sciocchezze del rissoso bigotto. Accortosi di non farcela, mi ha lanciato repentinamente un esorcismo, avete letto bene: esorcismo; un santino e invocazioni strampalate, ingiungendo ai demoni di darsela a gambe. Per parte mia, la medicina rimase la consueta: diffida e affidamento alle cure del mio legale. Non so dire se sia svanito prima lui o i demoni che interdiceva, da quel momento tuttavia tace e non uscirà più dal buco nero del dimenticatoio di FB. Forse Umberto Eco non aveva tutti i torti e l’idea che quel tizio abbia diritto di voto fa rabbrividire.

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