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Global tax, troppi veti: si rischia lo slittamento al 2024

Il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, scettico sul Pilastro Uno della proposta che tassa una porzione degli utili delle multinazionali, tra cui le Big tech, nei paesi in cui realizzano le vendite. Spiragli per il Pilastro Due sull’aliquota minima del 15%

Pubblicato il 24 Mag 2022

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Slitta ancora la data di attuazione degli accordi internazionali sulla global minimum tax. Il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann ha avvertito che non vede possibilità di sbloccare la situazione prima del 2024: un ritardo di un intero anno rispetto a quanto inizialmente previsto per l’applicazione della tassazione internazionale e minima. “Sono in corso discussioni difficili”, ha detto Cormann durante il World economic forum a Davos, riporta il Financial Times.

L’intesa era stata raggiunta a livello politico nel 2021 sotto la presidenza italiana del G20, con l’obiettivo di procedere all’attuazione dal 2023, ma le difficoltà erano già emerse, anche in Europa, e lo slittamento al 2024 non è una sorpresa.

Secondo il Ft gli attacchi dei Repubblicani Usa sono il fattore decisivo per il rallentamento del cammino della tassazione minima globale, mentre in Unione europea resta determinante il no della Polonia.

Lo scontro è sul Pilastro Uno

Lo stallo riguarda il primo pilastro dell’accordo, quello che prevede di aumentare “l’imponibile” con l’obbligo di pagamento di tasse per le multinazionali al di fuori delle rispettive sedi fiscali. Ma è l’elemento più rilevante, dato che è quello in base al quale verrebbero tassate anche molte attività attualmente esentate o quasi da tributi di molti giganti digitali globali.

Il primo pilastro interessa infatti le multinazionali con ricavi oltre i 20 miliardi di dollari e un margine operativo superiore al 10% del fatturato. Una porzione dei profitti di queste aziende, pari al 20-30% degli utili che eccedono il 10%, sarà tassato nei Paesi in cui quelle società realizza le vendite, al netto della sede nominale in qualunque paradiso fiscale. Scopo di questa misura è quello di redistribuire parte del gettito fiscale tra i vari Paesi in cui la multinazionale è opera. Le stime dell’Ocse parlano di 100 miliardi di dollari l’anno che verranno riallocati nei mercati dove le multinazionali operano.

Verso il Pilastro Due: l’aliquota del 15%

Cormann invece è stato più possibilista su una partenza del secondo pilastro dell’intesa, che fissa un’aliquota minima a livello globale sulla tassazione societaria, comunque piuttosto bassa e pari al 15%. L’imposta minima al 15% verrà applicata alle multinazionali che realizzano un fatturato superiore ai 750 milioni di euro e dovrebbe generare, secondo i calcoli dell’Ocse, ogni anno 150 miliardi di dollari in introiti fiscali supplementari a livello mondiale.

La riforma del sistema fiscale internazionale è stata varata al G20 di Roma dello scorso ottobre. A dicembre l’Ocse ha pubblicato un quadro preciso di regole per l’attuazione. Per il Pilastro Due le regole instaurano una “tassa complementare” sui benefici realizzati in ogni giurisdizione, non appena il tasso effettivo di imposizione, calcolato al livello della giurisdizione, è inferiore al tasso minimo del 15%. Se un’azienda paga le tasse in un Paese in cui la tassazione effettiva è inferiore al 15%, la percentuale che rimane per arrivare a questa soglia dovrà essere pagata nello Stato di residenza.

Per la global tax percorso in salita

All’inizio di quest’anno Estonia, Malta, Polonia e Svizzera hanno messo il veto in sede Ecofin alla direttiva che permetterà di recepire in Europa l’accordo  raggiunto a livello Ocse sulla global tax.

A Davos la resistenza più forte è apparsa quella della Polonia, sebbene il ministro dell’Economia della Francia (paese che ha della presidenza di turno dell’Ue) Bruno le Maire abbia affermato di poter convincere Varsavia entro giugno.

Ulteriori eventuali fratture potrebbero aprirsi nel caso di peggioramento delle tensioni sulla guerra russo ucraina con i grandi Paesi emergenti globali, a cominciare dalla Russia.

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