La decisione, da parte del governo italiano, di esercitare il golden power su Tim è sicuramente un segnale forte nei confronti dei francesi di Vivendi, che da quando hanno fatto il loro debutto sulla scena italiana non si sono certo distinti per “bon-ton”. La vicenda Mediaset l’ha fatta e continua a farla da padrona ed il riverbero su Tim non poteva che farsi sentire visto il peso crescente, in termini di quota azionaria, che la società di Vincent Bollorè ha assunto via via nella telco fino a portarsi alla soglia dell’Opa.
Le “scalate” evidentemente fanno gola ai francesi, e anche con Mediaset l’ipotesi considerata più plausibile nell‘affaire Premium è da sempre quella di un tentativo di assumere il controllo della “casa madre”, Mediaset per l’appunto. Tornando al golden power, il governo ha fatto la sua parte. O, almeno, in parte. Il provvedimento, infatti, a parte le questioni legate alla governance e alla creazione di comitati per la sicurezza non chiarisce il destino della rete. Bisognerà scorporare per garantire la sicurezza dell’infrastruttura? Quale infrastruttura? Quella in capo a Sparkle o tutta la rete “trasversalmente”? Basterà “spostare” la rete in un’altra società, su modello Open Reach, come ha suggerito il ministro Carlo Calenda? In una domanda, come si concretizzerà esattamente l’esercizio del “potere dorato” da parte del governo?
Il nodo è tutto da sciogliere e non è cambiato molto, in concreto, da quando si è iniziato a discutere, anzi a ri-discutere dello scorporo della rete Tim, opzione che ai francesi peraltro non dispiacerebbe, anche perché consentirebbe di virare su Mediaset tutte le attenzioni. L’attività istruttoria oramai è stata avviata e la cosiddetta “fase 2”, quella operativa ossia quella che consiste nell’esercizio reale dei poteri, è attesa entro novembre, giusto il tempo per valutare la replica e le contromosse di Tim, dopodiché si dovrà passare all’azione. Oppure meglio dire si potrà passare all’azione. Eventualmente. Forse. Chissà.