IL CASO

Golden power: pronto il piano Tim, ma a Palazzo Chigi non c’è nessuno

L’azienda ha consegnato le proprie proposte a fine dicembre, in largo anticipo rispetto alla deadline di metà gennaio. Ma la squadra di governo che deve esaminare il piano non è stata ancora nominata. Nessuna ipotesi di scorporo della rete. Almeno per ora

Pubblicato il 11 Gen 2018

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Niente scorporo. Almeno per ora. La rete deve restare in casa. Questo l’orientamento che sta prevalendo in casa Telecom. E da parte sua il Governo, che tanto si era “accanito” sul tema della sicurezza delle infrastrutture al punto da esercitare i poteri speciali per limitare il raggio di azione di Vivendi (l’azionista di maggioranza con il 23,9%), sembra improvvisamente aver mollato l’osso.

Sarà che è partita la campagna elettorale, sarà che ciascuno è concentrato sul proprio futuro più che sul presente, fatto sta che all’appello di Palazzo Chigi manca ancora l’annunciato comitato di monitoraggio che deve esaminare proprio il piano Telecom per poi riferire al comitato per i poter speciali. Insomma il piano c’è ma non c’è chi deve esaminarlo. Un paradosso considerato che a Telecom è stato fatto un pressing non da poco. La società fra l’altro ha fatto scadere i 60 giorni per impugnare la decisione del governo al Tar del Lazio, segno che l’intenzione è quella di un accordo pacifico e il più condiviso possibile. Resta ancora la “carta” del ricorso al Presidente della Repubblica e Tim ha tempo fino al 13 febbraio per giocarla.

Ma cosa prevede il piano Tim? Stando a quanto riferisce il Sole 24Ore le proposte se da un lato non rispetterebbero pienamente le indicazioni governative, dall’altro sarebbero in grado di trovare una soluzione alla questione security senza impattare sul business né sui conti dell’azienda. Tim avrebbe individuato le aree “sensibili” ma non sarebbe venuta a capo dell’organizzazione e della nomina del comitato interno. Non è chiaro, stando alle indicazioni di Palazzo Chigi, se il funzionario al quale dovrà essere affidata la nuova unità organizzativa debba essere un dipendente Telecom e a chi debba rispondere. Nodo che l’azienda intende sciogliere insieme al team di Palazzo Chigi, che però al momento non esiste. Insomma, la vicenda potrebbe protrarsi per tempi lunghi, molto più lunghi di quanto sembrasse fino a poche settimane fa. Ancora da chiarire anche l’entità dell’eventuale multa per la tardiva notifica: 300 milioni? Anche su questo Tim è attesa di risposte per valutare eventuali impugnative.

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