FISCO

Google, 2 miliardi di tasse “risparmiati” grazie alle Bermuda

Trasferito nel 2011 fatturato per 9,8 miliardi di dollari a una società dell’arcipelago che non prevede tassazione sul reddito aziendale. Il risparmio ottenuto pari all’80% dei profitti totali al lordo delle tasse

Pubblicato il 10 Dic 2012

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Google ha evitato di pagare nel 2011 circa 2 miliardi di dollari di tasse sul reddito aziendale trasferendo fatturato per 9,8 miliardi di dollari a una società di comodo alle Bermuda. Lo riferisce Bloomberg News, sostenendo che questa cifra è due volte superiore a quella di tre anni fa ed è pari a circa l’80% dei profitti totali di Google al lordo delle tasse.

Come sottolinea l’agenzia giornalistica, il trasferimento non viola la legge, ma consente in pratica al gigante dei motori di ricerca di dimezzare la somma dovuta al fisco perché nel territorio d’oltremare britannico non è prevista una tassazione del reddito aziendale. I dettagli del trasferimento sono contenuti in una documentazione presentata lo scorso 21 novembre alle autorità da una controllata olandese di Google.

Da qualche mese il gruppo statunitense, insieme ad altre net companies Usa, è nel mirino dei governi francese, britannico, italiano e australiano perché accusato di evitare di pagare le tasse nazionali dichiarando i suoi ricavi in Paesi, come ad esempio l’Irlanda, dove l’imposizione fiscale è più favorevole per le multinazionali.

Per quanto riguarda in particolare l’Italia nei giorni scorsi, a seguito di un’inchiesta giornalistica, il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha invitato pubblicamente Google a saldare una somma di 96 milioni di euro relativi all’Iva non pagata nel periodo 2002 – 2006.

La scorsa settimana la Commissione europea ha consigliato ai Paesi membri di creare una lista nera di paradisi fiscali ed adottare specifiche misure contro gli abusi.

A questo tipo di accuse Google risponde puntualmente sottolineando di rispettare la legislazione in materia fiscale e di contribuire concretamente, attraverso i suoi investimenti, alla ricchezza dei Paesi europei in cui opera.

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