Il braccio di ferro tra Google e l’Unione Europea potrebbe non finire a breve e soprattutto non necessariamente a favore di Bruxelles. Secondo alcuni analisti sentiti dal Financial Times, infatti il “pacchetto” firmato BigG – se accettato in toto dall’Antitrust Ue – rappresenterebbe una sconfitta per la Commissione europea. Nella sua proposta,vincolante per un periodo di 5 anni, il motore di ricerca si impegna a rendere chiaramente visibile agli utenti, attraverso un’etichettatura, i risultati delle ricerche che promuovono un suo servizio. La società evidenzierà inoltre i link ai motori di ricerca verticali concorrenti. Il rispetto degli impegni sarà monitorato da un amministratore fiduciario.
“Un modello di etichettatura diverso è un non-inizio o peggio e rappresenterebbe un grande fallimento per la Commissione dopo una davvero lunga indagine”, spiega al FT, David Wood, consigliere legale dell’Initiative for a Competitive Online Marketplace, mentre secondo Ben Edelman professore associato ad Harvard “alcune etichette sarebbero inefficaci o dannose, dato che etichettare un contenuto come ‘risultato Google’, potrebbe in qualche modo voler significare che che quel contenuto è migliore di altri”.
Per Eric Goldman, docente della Santa Clara University School of Law in California, se la Ue dovesse accettare queste proposte, sarebbe “un’impressionante vittoria per Google”. Agli utenti non importerà nulla dei link ai servizi concorrenti e l’Unione europea “avrà speso tempo e soldi per senza ottenere cambiamenti nel comportamento degli utenti”.
Nelle prossime settimane la Commissione Ue sentirà gli attori del mercato sul pacchetto Google. Secondo Wood si è ancora “molto lontani dalla fine” del braccio di ferro Ue-BigG.
Se la Commissione riterrà che le proposte di Google garantiscano la concorrenza, potrebbe chiudere il dossier. In caso contrario, potrebbe infliggere a Google una multa fino al 10% del proprio fatturato globale annuo, che lo scorso anno ammontava a 47 miliardi di dollari. La stessa Google ha fatto sapere che intende “continuare a cooperare con la commissione Ue”.
La Commissione europea ha aperto un’indagine contro Google il 30 novembre 2010 a seguito delle denunce presentate da altre società, tra le quali il portale Ciao, rilevato nel 2008 da Microsoft. La stessa Microsoft ha depositato nel 2011 un ricorso contro Google, puntando l’indice sull’abuso di posizione dominante del search engine. Anche i siti di viaggi Expedia e TripAdvisor si sono rivolti alla Commissione europea, nell’ambito dell’inchiesta aperta contro il gigante Internet per abuso di propria posizione dominante. A questo punto la Commissione sta cercando di verificare se Google stia favorendo i propri servizi e stia penalizzando quelli dei concorrenti nell’ambito dei risultato che fornisce il motore di ricerca. L’inchiesta si allarga inoltre alle possibili clausole di esclusiva imposte ai partner pubblicitari.