Prima alleati, ora nemici. Magari non proprio giurati, ma con
rapporti sempre più freddi. Sono due fra le aziende simbolo
dell’high tech, Google e Apple. E hanno sempre collaborato, nel
nome dell’innovazione: ma ora, su Google Voice, trovare un
accordo si sta dimostrando impossibile. Al punto che la firm di
Mountain View si è rivolta direttamente alla Fcc, la Federal
comunication commission. In ballo c’è la possibilità di
installare l’applicazione dedicata alla voce realizzata da Google
sull’iPhone. Ed è chiaro che tutti o quasi i possessori dello
smartphone targato Steve Jobs vorrebbero quantomeno provare un
software che garantisce telefonate gratis o quasi. Apple non si è
mai espressa chiaramente, prima dicendo che G-Voice non era stata
respinta dal suo Appstore, poi sostenendo che l’applicazione
replica funzioni già disponibili. Google prima ha insistito con la
casa di Cupertino, poi ha risposto per le rime rivolgendosi
all’autorità.
La vicenda va avanti dall’inizio dell’estate e sul palco c’è
anche un altro protagonista: l’operatore telefonico AT&T, che ha
un accordo con la Apple per la distribuzione del telefono touch
screen in bundle ad alcuni suoi piani telefonici, e che stranamente
si è subito sbrigato a negare di essere parte in causa nella
decisione. In realtà, stando alle indiscrezioni, c’è una
clausola nell’accordo fra l’operatore telefonico e la casa
della Mela, che obbliga Apple a non includere funzioni che mettano
in condizione i clienti di usare la rete cellulare per poi passare
su Voip senza il suo permesso. Un permesso che non è nei piani e
nella convenienza di AT&T concedere. Anche perché Google Voice
eroderebbe i margini della voce più redditizia per gli operatori,
ovvero quella del traffico voce ed sms.
Per questo Google si è rivolta alla Fcc, spiegando punto per punto
la sua posizione, e ricevendo una risposta da Apple, che ovviamente
non “concorda con nessuna delle affermazione di Google”. E
così, se sui cellulari basati su Android G-voice gioca in casa ed
è popolarissima, sarà dura vederla sbarcare sull’iPhone. E se
la situazione è così intricata negli States, dove una chiamata
fisso-mobile costa quanto una fra due telefoni fissi se i due
apparecchi sono sotto lo stesso prefisso, probabilmente in Italia,
dove le tariffe sono differenziate, la resistenza degli operatori
sarebbe ancora maggiore.