“Operatori come Google sono molto innovativi, generano servizi. Offrono grandi potenzialità. Ma se operano in un determinato contesto devono intervenire per valorizzarlo. Magari sottoponendosi alla tassazione o contribuendo allo sviluppo. Cresce il numero di soggetti integrati: con Google Fiber, Mountain View diventa anche operatore di rete. Perché allora non investire nel mercato italiano, contribuendo alla posa delle Ngn?”: è la “provocazione” lanciata dal commissario Agcom Antonio Preto in occasione di un convegno “Prospettive digitali: pubblico e privato in Italia nel contesto europeo”, organizzato a Roma da Club Relazioni Esterne, Rappresentanza d’Italia presso l’Ue e Zenithoptimedia.
Immediata la risposta di Fabio Vaccarono, country director di Google: “Noi stiamo investendo già investendo in Italia, in infrastrutture tecnologiche come quella che consente a molte piccole e medie imprese che orpeano nelle eccellenze del made in Italy di affacciarsi su mercati internazionali da cui altrimenti sarebbero escluse”.
Preto ha poi osservato come “il carattere sconfinato della regolazione dei servizi in Internet incontra un limite nella territorialità delle regole, che sono legate alla territorialità di alcuni interessi. La sentenza della Corte di Giustizia spagnola nota come “Google Spain” è conosciuta per il diritto all’oblio ma è importante anche perché ha riletto la libertà di stabilimento. Affermando che conta molto il luogo dove si svolge l’attività, meno il Paese in cui il soggetto è stabilito”.
Secondo Preto “questo principio indica la strada da seguire: la a-territorialità di Internet ha un limite e l’attività svolta in un determinato contesto deve poter essere regolata, laddove necessario”.
In Italia “lo testimonia il Sic dove, con le riforme introdotte dal Legislatore nel 2012, devono confluire anche le attività svolte online. Come quelle di Google o di altri soggetti simili”. Ostilità verso gli Ott? No, risponde Preto: “L’ordinamento si è preparato ad accogliere questi soggetti e non a farli fuggire. Il nostro approccio è positivo. Non a caso uso la parola accoglienza”.
Già dal 2013 Agcom chiede, sinora inutilmente, la trasmissione all’interno dell’Informativa economica di sistema (IES) dei dati della raccolta pubblicitaria di Google. Il gruppo americano ha impugnato la delibera. Ultima mossa in ordine di tempo di questa vicenda è stata la recente decisione della Fieg (la Federazione degli editori) di schierarsi ad adiuvandum al fianco di Agcom dopo che già in giugno Confindustria Radio Tv aveva presentato un controricorso al Tar del Lazio. Sia Fieg che Confindustria ritengono che un soggetto che detiene oltre il 90 per cento del search e che raccoglie un miliardo di ricavi pubblicitari, non possa sottrarsi a all’obbligo di comunicazione dei propri ricavi pubblicitari. “Il rischio – sottolinea Preto – è una grave asimmetria nella raccolta delle attività che possono rilevare ai fini del Sic”.