IL CASO

Google, class action da 5 miliardi di dollari: “Tracciamento dati anche in incognito”

Secondo il dossier depositato in California l’azienda effettuerebbe indirettamente il tracciamento della navigazione degli utenti su Chrome anche con la modalità di navigazione privata. Ma Mountain View respinge ogni accusa e annuncia battaglia in Tribunale

Pubblicato il 03 Giu 2020

google

Tre consumatori americani provano a trascinare Google in una class action da 5 miliardi di dollari: l’accusa è di tracciare gli utenti anche quando questi usano la modalità di navigazione privata Incognito su Chrome. La causa è stata depositata presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto settentrionale della California, corte federale di San Jose. Il motore di ricerca online violerebbe la privacy raccogliendo i dati della cronologia di navigazione e delle abitudini dei suoi utenti tramite prodotti come Google Ad Manager o i plug-in sui siti web visitati anche quando viene utilizzata la modalità di navigazione privata.

L’accusa cerca un risarcimento di 5.000 dollari per utente per un totale di “milioni di utenti” che hanno navigato in modalità incognito dal 1 giugno 2016.

L’accusa: “Google inganna i consumatori”

L’accusa sostiene che la modalità Incognito che Google offre agli utenti di Chrome dà la falsa impressione che il loro utilizzo di Internet non sarà tracciato. L’azienda intenzionalmente ingannerebbe i navigatori lasciando intendere che le informazioni sulle ricerche e la navigazione di Internet restino private e sotto il loro controllo.

“Google traccia e raccoglie i dati della cronologia di navigazione e di altre attività sul web nonostante le tutele che i consumatori adottano per proteggere la riservatezza dei loro dati”, si legge nella denuncia. Con questo comportamento, si legge ancora, Google viola la Federal wiretap act, ovvero la legge federale sulle intercettazioni, che garantisce agli utenti il diritto di intentare causa se le loro comunicazioni private vengono ascoltate o registrate. Sarebbero state inoltre violate le normative sulla privacy della California.

In particolare, l’accusa afferma che Google subdolamente effettua il tracking degli utenti attraverso servizi che offre agli editori e ai siti web, come Google Analytics e Google Ad Manager, e altre applicazioni e plug-in dei siti web, incluse le app sugli smartphone, anche se l’utente non clicca sulle pubblicità supportate da Google.

Questo permette a Google di conoscere informazioni di ogni genere sui navigatori: quali sono i loro amici, passatempi, cibi preferiti, brand per lo shopping e anche, continua l’accusa, “cose molto intime e riservate”. Google “non può continuare in questa attività subdola e non autorizzata di raccolta dei dati di praticamente ogni americano con un computer o un cellulare“.

Google: “Incognito non vuol dire assenza di tracking”

Un portavoce di Google ha replicato ai media Usa che l’azienda respinge recisamente queste accuse e si difenderà con forza in tribunale. “La modalità Incognito di Chrome dà all’utente la scelta di navigare Internet senza che la sua attività venga salvata nel browser o nel dispositivo da cui si accede a Internet. Come spieghiamo chiaramente, ogni volta che si apre una tab in navigazione privata, i siti web potrebbero essere comunque in grado di raccogliere informazioni sull’attività di navigazione dell’utente durante la sessione”.

La pagina di assistenza di Google Chrome afferma che la modalità incognito non impedisce che l’attività di navigazione o la posizione geografica dell’utente non siano visibili ai siti web visitati, al proprio datore di lavoro, alla scuola che si frequenta e all’Internet Service provider.

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