IL CASO

Google & co nel mirino Antitrust Usa, tanto rumore per nulla?

Secondo gli analisti sarà molto difficile per la Federal Trade Commission e il Dipartimento di Giustizia provare la condotta lesiva della concorrenza e il danno ai consumatori. Ma le autorità potrebbero arrivare a esigere una modifica dei modelli di business

Pubblicato il 06 Giu 2019

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Le cause antitrust del governo americano contro le grandi tech companies potrebbero rivelarsi tanto rumore per nulla. La Federal trade commission e il department of Justice, entrambi con poteri di vigilanza sulle leggi che tutelano la libera concorrenza, si apprestano ad aprire dei dossier sulle condotte di mercato di Google, Facebook, Amazon e Apple, ma gli esperti sottolineano che sarà difficile dimostrare una violazione delle leggi antitrust e arrivare a delle sanzioni.

Non basta infatti stabilire che un’azienda ha un potere dominante o addirittura un monopolio: le autorità devono dimostrare la condotta anticoncorrenziale, ovvero l’abuso della posizione dominante allo scopo di ledere la libera concorrenza. “Se sei un monopolio ma un concorrente corretto è tutto a posto”, ha dichiarato all’agenzia Reuters Chris Sagers, professore della Cleveland State University esperto di legislazione antitrust.

Inoltre, Ftc e department of Justice devono dimostrare un danno per i consumatori, tipicamente nella forma di aumento dei prezzi e ostacolo all’innovazione. Qui la difficoltà è evidente nel caso di aziende come Google e Facebook, i cui servizi sono “gratis”. Occorrerà entrare nel merito di questa definizione: Charlotte Slaiman, avvocato antitrust dell’associazione dei consumatori Public Knowledge, nota che gli economisti e l’opinione pubblica cominciano a respingere l’idea che questi servizi siano davvero gratuiti, visto che la moneta con cui li paghiamo sono i dati personali.

Nel 2013, per esempio, la Ftc ha chiuso senza alcuna sanzione un’indagine sulle funzionaltà di ricerca prodotti su Google, dichiarando che, anche se è possibile che il modo in cui i risultati vengono messi in ordine danneggi i concorrenti, ci sono “ampie prove” che l’obiettivo di Google è migliorare la user experience.

Secondo le anticipazioni di Reuters, i due organi dell’amministrazione federale si divideranno i dossier antitrust: Amazon e Facebook sotto lo scrutinio della Ftc, mentre Apple e Google andranno nei fascicoli del Justice department.

L’indagine del dipartimento di Giustizia su Google probabilmente si concentrerà su possibili pratiche con cui l’azienda favorirebbe i propri prodotti nei risultati di ricerca e possibili abusi sul mercato della pubblicità online. Per Apple, invece, il focus sarebbe sul negozio di app e le condizioni contrattuali per gli sviluppatori.

La Ftc, a sua volta, potrebbe valutare se Facebook detenga un monopolio del mercato dei social e della messaggistica, considerato anche che ora include WhatsApp e Instagram. Nel caso di Amazon, le autorità potrebbero voler chiarire le condizioni alle quali i merchant usano la piattaforma di e-commerce di Jeff Bezos.

Tutte e quattro le aziende hanno sempre respinto le accuse di rappresentare un monopolio e hanno detto più volte di lavorare per migliorare l’esperienza del consumatore e per favorire uno scenario competitivo.

Nel caso in cui le indagini di Ftc e Justice department riuscissero a portare alla luce delle violazioni antitrust da parte delle aziende hitech i due organi dell’esecutivo americano possono intentare delle cause civili presso il tribunale federale chiedendo ai giudici di ordinare modifiche nei modelli di business.

Il dipartimento di Giustizia può anche intentare cause penali, ma di solito, spiegano gli esperti, questi procedimenti riguardano la formazione di cartelli e le pratiche di price-fixing: si tratta dello scenario meno probabile.

Anche il Congresso ha aperto un’inchiesta sulle big tech, affidata alla commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti, che ha confermato che i top manager di Google, Facebook, Amazon e Apple saranno chiamati a fornire la loro testimonianza e chiarire le loro pratiche commerciali.

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