Google, l’azienda che ha fatto forse più di tutte per attrarre e trattenere il talento puro all’interno delle mura del suo campus, dal sushi gratuito a mensa al calcio-balilla, dal motto “Don’t be Evil” agli incentivi economici e sociali per chi lavora e produce valore per l’azienda, affronta una nuova crisi.
Dopo aver visto arrivare la crisi della privacy che sta travolgendo peraltro anche Facebook e aver affrontato negli ultimi tempi anche un confronto interno molto serio (ma mai risolto dal punto di vista della dirigenza) sulla collaborazione dell’azienda con l’esercito americano per creare armi di offesa sempre più intelligenti (proprio nel cuore della Silicon Valley non violenta, ecologica e “arcobaleno”) e lo scandalo delle buonuscite-record e altre protezioni per i dirigenti licenziati a causa di provate molestie sessuali (come ad esempio il “papà di Android”, Andy Rubin), adesso ecco pronta un’altra rogna per il Ceo di Google, la divisione che si occupa di motore di ricerca e pubblicità per Alphabet (cioè per il 90% e passa del fatturato del gruppo), Sundar Pichai. Una di quelle rogne che, nella pubblicistica della Silicon Valley, possono diventare l’occasione per provvedimenti radicali da parte dei consigli di amministrazione.
Una ricerca interna, un vero e proprio sondaggio realizzato con la massima trasparenza ovviamente via cloud per capire il livello di gradimento interno della leadership e della vision del Ceo, chiamato Googlegeist (lo “spirito di Google”, parafrasando lo Zeitgeist, “lo spirito del tempo”, coniato dal filosofo tedesco Hegel nel diciannovesimo secolo) indica che la percezione del Ceo di Google sta peggiorando molto rapidamente.
In particolare, sui due valori fondamentali della ricerca, la capacità della “vision” di Pichai di ispirare i dipendenti di Google, e l’effettiva capacità di Pichai e della squadra al top di Google di gestire in maniera effettiva l’azienda guidandola verso il futuro, sono in calo rispettivamente del 10 e del 18% rispetto all’anno precedente. I valori assoluti non sono infatti più quelli plebiscitari ai quali l’azienda era da sempre abituata, ma sono scesi a “soli” tre quarti” dei dipendenti o poco più: 78% e 74% rispettivamente.
C’è stati un calo simile per le domande sulle decisioni e le strategie di Pichai, il suo impegno per la diversità e l‘inclusione e il compenso che l’azienda paga, secondo i risultati, che sono stati anticipati dall’agenzia Bloomberg. Google ha stabilito una politica di condivisione dei risultati con tutti i dipendenti per assicurarsi che venga capito che i loro dubbi e timori sono stati ascoltati. Questa volta, l’89% dei lavoratori ha voluto prendere parte al sondaggio.
Altre parti del sondaggio, per quanto mantengano valori positivi in assoluto, indicano un calo tendenziale significativo: le strategie e le scelte di Pichai stanno guidando Google verso risultati eccellenti -13%; Pichai mostra un commitment visibile sui temi della diversità e inclusione, -12%; Google ha colto in maniera corretta le sue priorità, -11%; nel complesso, gli stipendi per i dipendenti sono giusti ed equi, -11%; lo stipendio è competitivo rispetto a quello di posizioni analoghe in altre aziende, -11%; e infine, chi risponde sta seriamente pensando di lasciare l’azienda entro la fine del prossimo anno, -2%.
Mentre i risultati del sondaggio sono ancora in gran parte positivi, i cali sono un cambiamento preoccupante per Google, che ha sempre vantato un alto morale dei dipendenti, condizioni di lavoro lussuose e alti salari. Se il valore di queste questi benefici aziendali sta iniziando a corrodersi, l’azienda potrebbe perdere parte dei talenti che le consentono di produrre valore a vantaggio di altre società tecnologiche, minando la sua capacità di creare nuovi servizi alla base del suo redditizio business pubblicitario.
L’anno scorso, come indicato all’inizio, la tensione tra l’azienda e i dipendenti è esplosa in pubblico. I lavoratori si sono scontrati con la direzione su una serie di problemi, tra cui la mancanza di benefici per i collaboratori esterni e l’uso etico dell’intelligenza artificiale. Migliaia di dipendenti di Google inoltre hanno scioperato (cosa alquanto rara nella Silicon Valley) dopo una relazione secondo cui l’azienda avrebbe concesso grossi pagamenti di buonuscita ad alcuni dirigenti accusati di molestie sessuali.
Google quest’anno ha aggiunto nuove domande al sondaggio, che evidenzino potenziali problemi di gestione. Ai dipendenti è stato chiesto se Google risponde in modo rapido e coerente ai casi verificati di comprovata cattiva condotta. Il 53% ha risposto positivamente. Al personale è stato anche chiesto se capiscono come viene determinato il loro compenso e il 56% ha indicato di si.