Google crea profili completi degli utenti senza il loro consenso esplicito e viola così la legge tedesca e il diritto alla privacy: lo ha decretato il commissario alla protezione dei dati di Amburgo, Johannes Caspar, con una sentenza che potrebbe costringere il motore di ricerca americano a modificare il modo in cui raccoglie le informazioni personali dei suoi utenti su una serie di piattaforme.
Google infrangerebbe quanto stabilito dalla legge tedesca perché mette insieme diverse informazioni arrivando alla creazione di “complete schede personali” dei singoli utenti, come ha indicato il regolatore.
Il commissario tedesco si preoccupa del fatto che Google, raccogliendo un set pressoché completo di dati su chi utilizza i suoi servizi, possa dedurre l’orientamento sessuale dell’utente, se è sposato o single, dove si trova e dove ha viaggiato, creando profili molto dettagliati che ne violano la privacy.
Caspar ha perciò ordinato a Google di prendere provvedimenti affinché chi usa le sue piattaforme, come Gmail, sia in grado sempre di controllare fino a che punto e in che modo i suoi dati sono usati per creare dei profili.
Google non è nuova a queste bacchettate dai regolatori della privacy. Anche in Italia, Gran Bretagna, Francia, Spagna e Olanda Google è nel mirino per la capillare raccolta di dati personali sulle sue piattaforme e l’autorità francese per la privacy ha anche multato Big G per 150.000 euro dopo che la società ha ignorato il termine di tre mesi per portare le sue policy in linea con il diritto francese. Per il regolatore tedesco, sul tema “fondamentale” dell’integrazione dei dati raccolti su servizi diversi, “Google non ha voluto rispettare le norme tedesche e si è rifiutata di migliorare gli strumenti di controllo in mano all’utente. Perciò abbiamo dovuto costringere Google a farlo con un’ingiunzione amministrativa”.
L’ordine partito dall’authority di Amburgo chiede a Google di adeguarsi alla legge della Germania che stabilisce che l’elaborazione dei dati dei clienti è lecita solo dietro consenso esplicito e informato e che all’utente deve sempre essere data la possibilità di rifiutare di fornire i propri dati.
Un portavoce di Google, che ha la sua sede tedesca proprio ad Amburgo, ha detto che l’azienda è già in contatto con il regolatore per la protezione dei dati per spiegare la propria posizione sulla privacy. “Stiamo studiando l’ingiunzione per decidere i prossimi passi”, ha detto Google. La pubblicità mirata di Google esclude già l’uso di informazioni sensibili come l’orientamento sessuale o l’affiliazione politica, ma le autorità tedesche sulla privacy sono diventate più severe dopo il caso Snowden.