LE RIORGANIZZAZIONI

Google e Amazon, nuova ondata di licenziamenti

BigG taglierà centinaia di persone nelle unit Voice Assistant e in quelle a cui fanno capo Pixel, Nest e Fitbit nonché numerosi ingegneri. Centinaia i tagli al via anche per il colosso dell’e-commerce nelle divisioni Prime Video, Mgm Studios e Twitch. Intanto, l’avvocato generale della Corte Ue chiede la conferma della multa da 2,4 miliardi per Mountain View

Pubblicato il 11 Gen 2024

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A un anno dalla prima pesante campagna di licenziamenti, le Big tech riprendono in mano la scure e annunciano nuovi tagli al personale. Per cominciare, Google licenzierà centinaia di dipendenti in diversi team nell’ambito di un esteso programma di taglio dei costi. Lo riporta Reuters spiegando che sono in uscita anche i co-fondatori di Fitbit James Park ed Eric Friedman.

Le aree di intervento di Google

Il gruppo ha precisato che verranno meno centinaia di posti nella controllata Voice Assistant, mentre alcune centinaia di ruoli verranno eliminati nel team hardware responsabile di Pixel, Nest e Fitbit, e la maggior parte delle persone che lavorano alla realtà aumentata lascerà l’azienda.

La riduzione del personale riguarda anche centinaia di ruoli nel team centrale di ingegneria. “Nel corso della seconda metà del 2023, alcuni dei nostri team hanno apportato modifiche per diventare più efficienti e lavorare meglio, e per allineare le loro risorse alle principali priorità di prodotto. Alcuni team stanno continuando ad apportare questo tipo di modifiche organizzative, che includono l’eliminazione di alcuni ruoli a livello globale“, ha spiegato a Reuters un portavoce di Google. Il portavoce non ha specificato il numero di ruoli interessati.

Giusto un anno fa Alphabet aveva annunciato l’intenzione di tagliare 12mila posti di lavoro, pari al 6% della sua forza lavoro globale. A settembre 2023 il gruppo contava 182.381 dipendenti a livello globale.

E Amazon taglia su Prime Video, Mgm Studios e Twitch

Come accennato, Google non è il solo colosso tecnologico a ricorrere (di nuovo) ai tagli: il titolo di Amazon ha infatti guadagnato l’1,2%, dopo che la Cnbc ha affermato che il gigante dell’e-commerce licenzierà centinaia di dipendenti nelle sue divisioni Prime Video e Mgm Studios.

La società avrebbe deciso questa linea d’azione per “dare priorità ai nostri investimenti per il successo a lungo termine della nostra attività”, si legge in una nota inviata ai dipendenti.

I licenziamenti arrivano lo stesso giorno in cui l’unità di live streaming di Twitch, di proprietà di Amazon, ha annunciato che taglierà 500 posti di lavoro nel tentativo di arginare le perdite finanziarie e rendere l’azienda redditizia.

Il ceo Dan Clancy, in un’email ai dipendenti ha detto che, anche con i tagli di spesa, la piattaforma “è ancora significativamente più grande di quanto dovrebbe, date le dimensioni del nostro giro d’affari”. Twitch venne acquistata da Amazon nel 2014 per 970 milioni di dollari, con l’obiettivo dichiarato di entrare nel crescente mercato dei video game.

A partire dalla fine del 2022, Amazon ha avviato la più grande campagna di licenziamenti della sua storia, tagliando più di 27mila posti di lavoro in quasi ogni area del gruppo.

Verso la conferma della multa Ue da 2,4 miliardi a Google?

Non è ancora invece dato sapere quali vantaggi finanziari genererà il piano di ristrutturazione di Google, ma per Mountain View si fa più concreta l’ipotesi di dover pagare all’Unione europea una multa miliardaria.

L’avvocato generale Juliane Kokott ha infatti proposto alla Corte di Giustizia Ue di confermare l’ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google per aver favorito il proprio servizio di comparazione di prodotti. Come stabilito dalla Commissione Europea e confermato dal Tribunale, Google ha infatti utilizzato “la propria posizione dominante nel mercato dei servizi di ricerca generale come leva per favorire il proprio comparatore di prodotti visualizzando in maniera preferenziale i suoi risultati”. Lo si legge in una nota della Corte, che precisa che le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte.

“Con decisione del 27 giugno 2017, la Commissione ha constatato che Google avrebbe favorito, nella sua pagina dei risultati della ricerca generale, i risultati del proprio comparatore di prodotti rispetto a quelli dei concorrenti. Google, infatti, presentava i risultati di ricerca del proprio comparatore di prodotti in cima a tale pagina e in modo prominente, con informazioni grafiche e testuali attraenti, nelle cosiddette Shopping Units; per contro, i risultati di ricerca degli altri comparatori di prodotti, suoi concorrenti, apparivano solo in posizione meno favorevole come link blu”, ricorda la Corte. “Ciò ha comportato che gli utenti cliccassero con maggiore frequenza i risultati del comparatore di prodotti di Google rispetto a quelli dei concorrenti. La conseguente deviazione del traffico proveniente dalla pagina dei risultati generali di Google non si basava su una migliore qualità del servizio di comparazione dei prodotti ma risultava invece dall’autofavoritismo e dall’effetto leva sulla pagina dei risultati generali di Google, vale a dire dallo sfruttamento della posizione dominante di Google nel mercato dei servizi di ricerca generale su Internet”.

Google e Alphabet hanno quindi impugnato la decisione della Commissione dinanzi al Tribunale dell’Unione europea. Con la sentenza del 10 novembre 2021 il Tribunale ha sostanzialmente respinto il ricorso e ha, in particolare, confermato l’ammenda.

Per contro, il Tribunale ha ritenuto che non fossero dimostrati gli effetti anticoncorrenziali anche solo potenziali del comportamento di Google nel mercato dei servizi di ricerca generale. Di conseguenza, ha annullato la decisione nella parte in cui la Commissione vi aveva constatato una violazione del divieto di abuso di posizione dominante anche in relazione a tale mercato. Google e Alphabet hanno quindi proposto impugnazione dinanzi alla Corte, chiedendo l’annullamento della sentenza del Tribunale nella parte in cui aveva respinto il loro ricorso e l’annullamento della decisione della Commissione. “Il compito dell’avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato”, nota la Corte. “I giudici della Corte cominciano adesso a deliberare in questa causa. La sentenza sarà pronunciata in una data successiva”.

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