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Evasione fiscale: Google, indagati cinque manager

In ballo maxi evasione da circa 300 milioni tra il 2008 e il 2013. Google Italia avrebbe creato “una organizzazione occulta” per evadere le tasse. Polemiche a Londra: il manager Matt Brittin non risponde in Parlamento sul suo stipendio

Pubblicato il 11 Feb 2016

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Cinque manager di Google indagati dalla procura di Milano per omessa dichiarazione dei redditi (articolo 5 del Testo delle imposte sui redditi) per gli anni di imposta 2009-2013, per un’evasione di imposte per circa 227 milioni di euro. Intanto nel Regno unito il management di BigG è stato ascoltato in audizione alla Public accounts committee, che si occupa fra l’altro di elusione ed evasione fiscale, secondo cui la società americana pagherebbe tasse molto ridotte rispetto all’imponibile teorico.

Due degli indagati in Italia hanno rivestito in epoche diverse la carica di presidente di Google Italia, due hanno avuto, sempre in periodi differenti, la doppia carica sia nel cda italiano che in quello di Google Ireland Ltd, e uno risulta essere stato nel board della società irlandese come legale rappresentante. I cinque nelle prossime settimane riceveranno la notifica dell’avviso di conclusione dell’indagine affidata al pubblico ministero Isidoro Palma. Il documento ora è sul tavolo del procuratore aggiunto Francesco Greco e, prima di essere recapitato agli interessati, dovrà essere tradotto in inglese. Secondo gli inquirenti e gli investigatori della Guardia di Finanza i manager del gruppo di Mountain View avrebbero costituito una “stabile organizzazione” al fine di non dichiarare i redditi prodotti in Italia.

Lo scorso 28 gennaio il Nucleo di Polizia tributaria della Gdf aveva chiuso, dopo circa due anni e mezzo, un’attività di verifica fiscale (è un procedimento amministrativo detto ‘Pvc’) incentrata su Google Ireland Ltd, società del gruppo di Mountain View. Quello stesso giorno le Fiamme Gialle hanno trasmesso in Procura e all’agenzia delle Entrate un “processo verbale di costatazione” nel quale si contesta a Google una presunta evasione fiscale su un imponibile di circa 300 milioni di euro con imposte evase per circa 227-230 milioni.

L’Agenzia delle Entrate, poi, stando a quanto riferito, emetterà un avviso di accertamento fiscale nei confronti del famoso motore di ricerca, dando così il via al primo passaggio di un eventuale accordo tra il gruppo e il Fisco per chiudere il contenzioso tributario con un risarcimento. Nell’avviso di accertamento, tra l’altro, potrebbero essere contestate cifre diverse perché comprensive anche di interessi legali e sanzioni, oltre a calcoli ‘autonomi’ sulla presunta imposta evasa.

Due, in particolare, i rilievi che risultano negli atti dell’indagine: un’omessa dichiarazione Ires su redditi per circa 100 milioni di euro con una presunta imposta evasa di 27 milioni di euro tra il 2009 e il 2013; un’omessa applicazione e versamento di ritenute per gli stessi anni con una presunta evasione di 200 milioni.

In sostanza, per cinque anni Google Ireland Ltd sarebbe stato un “soggetto sconosciuto” al Fisco che, tuttavia, stando agli atti, ha operato in Italia attraverso manager e dipendenti che lavorano negli uffici di Google Italia. Tanto che gli investigatori hanno acquisito contratti e una serie di e-mail di dipendenti della succursale italiana.

I redditi per 100 milioni di euro, su cui sarebbero state evase tasse per 27 milioni, derivano, sempre stando alla verifica, da “un volume d’affari” di oltre 1 miliardo. L’altro fronte della presunta evasione, invece, non riguarda i ricavi ma i costi della società irlandese che, come tutte quelle del gruppo Google, deve pagare le “royalties” per l’utilizzo del marchio. La Gdf, però, ha accertato che Google Ireland avrebbe versato i circa 600 milioni di euro di royalties dovuti ad una società olandese, la quale poi li avrebbe girati a un’altra società, sempre irlandese, ma con domicilio fiscale alle Bermuda. Per questi passaggi Google Ireland avrebbe dovuto pagare al Fisco una ritenuta del 30% equivalente a 200 milioni di euro. Cifra, secondo la Guardia di Finanza, totalmente evasa.

Quanto al caso del Regno Unito, a parlare in audizione per Google è stato Matt Brittin, responsabile per le attività europee della multinazionale: “Capisco la rabbia della gente quando legge che paghiamo solo il 3% di tasse – ha affermato – Ma non è così. Paghiamo il 20% sulle attività nel Regno Unito”. Alla domanda della presidente laburista della commissione, Meg Hillier, che gli ha chiesto di rivelare quanto guadagna, Brittin ha risposto di non poter fornire al momento la cifra esatta. Affermazione che ha suscitato una reazione della deputata: “Là fuori i nostri contribuenti sono molto arrabbiati – ha sottolineato – loro vivono in un mondo molto diverso dal suo se lei non sa nemmeno quanto viene pagato”.

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