Le perquisizioni negli uffici parigini di Google sono scattate alle 5 del mattino, quando centinaia di agenti del fisco e di militari della Grgdf, la brigata per la repressione della delinquenza finanziaria, forza di polizia paragonabile alla Guardia di Finanza italiana, si sono presentati accompagnati da cinque magistrati nella sede del colosso californiano nel IX arrondissemmet. La società californiana è sospettata di aver evaso il fisco per 1,6 miliardi di euro.
L’avvio dell’indagine era stato notificato a Google nel marzo 2014, mentre gli stessi uffici erano già stati perquisiti nel 2011 quando la società aveva trasferito – come altri colossi del settore, da Amazon a Facebook – la sede a Dublino per trarre vantaggio del regime fiscale favorevole applicato in Irlanda, dove viene applicata un’aliquota del 12,5%.
Anche in Italia è aperta nei confronti del colosso di Mountain view un’inchiesta simile a quella francese: la procura di Milano ha chiuso l’indagine sull’evasione fiscale di Google a fine febbraio, e contesta al gigante del Web di non aver pagato tasse “ai fini Ires” per 98,2 milioni di euro tra il 2009 e il 2013. Una cifra inferiore a quella che era scaturita dall’inchiesta della Guardia di Finanza, 230 milioni di euro per lo stesso arco di tempo, perché i giudici non avrebbero considerato come “contestabili” penalmente l’evasione ai fini Irap e quella sulla ritenuta d’acconto. E’ quanto emerge dall’avviso di chiusura indagini firmato dal pm di Milano Isidoro Palma e notificato a John Thomas Herlihy, Graham Law, Ronan Aubyn Harris, John Kent Walker jr e Daniel Lawrence Martinelli.
Nel dettaglio, la procura di Milano contesta che non siano stati dichiarati in Italia “ai fini delle imposte sui redditi (Ires) per gli anni di imposta dal 2009 al 2013 – si legge nella richiesta della Procura – redditi imponibili allo stato così quantificati: anno 2009 13,6 milioni, anno 2010 14,28 milioni, anno 2011 18,8 milioni, anno 2012 26,5 milioni, anno 2013 25 milioni”.