Allarme sulla gestione dei dati degli unteti di Google play: le informazioni personali su chi utilizza le app gratuite all’interno dello store verrebbero infatti trasmesse nella maggior parte dei casi ad Alphabet, la holding a cui fanno capo tutte le altre società del gruppo di Mountain view, ma spesso anche a società esterne. A denunciarlo in un recente studio è l’università di Oxford, che ha pubblicato la ricerca sul sito Arxiv, denunciando come la situazione sia “fuori controllo”.
Analizzando 959mila applicazioni presenti su Google Play in Uk e Nord America, i ricercatori hanno appurato che l’88,4% reindirizza i dati sensibili degli utenti, come età, sesso, posizione, device utilizzato e altre app presenti sul dispositivo alla holding Alphfabet. Nel 42,5 dei casi le stesse informazioni finiscono nelle mani di Facebook, Twitter (33,8%), Verizon (26,3%), Microsoft (22,7%) e Amazon (17,9).
Il metodo utilizzato per trasferire i dati, nella maggior parte dei casi, sarebbe secondo i ricercatori quello dei cosiddetti “tracker”, strumenti che sono in grado di carpire i dati personali e reindirizzarli.
I risultati della ricerca sono stati però contestati da Google, che secondo una posizione pubblicata dal Financial times non accetta la metodologia usata dai ricercatori e ribadisce la le regole interne all’azienda proibiscono un uso non trasparente delle informazioni sugli utenti.