IL CONTENZIOSO

Google pronta a pagare 280 milioni, accordo con fisco al rush finale

La Procura di Milano aveva aperto un’inchiesta per dichiarazione fraudolenta contro cinque manager, indagati con il sospetto di aver omesso di dichiarare l’Ires dal 2009 al 2013, evadendo circa 800 milioni

Pubblicato il 10 Gen 2017

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Google sta chiudendo un accordo con il fisco italiano per porre fine al contenzioso, dopo l’apertura dell’inchiesta penale per dichiarazione fraudolenta contro cinque manager di Google Italy srl e Ireland ltd, indagati con il sospetto di aver omesso di dichiarare l’Ires dal 2009 al 2013, evadendo circa 800 milioni. Lo scrive La Repubblica, aggiungendo che Google sarebbe pronta a versare tra 270 e 280 milioni di euro. L’imminente firma dell’accordo ha solo pochi dettagli da limare prima di essere definitivamente ufficializzata.

Google Italia, per i cinque anni presi in esame, sarebbe stata una “stabile organizzazione occulta direttamente asservita agli interessi economici del gruppo”, sintetizzava l’accusa dalla Procura di Milano, nell’avviso di garanzia ai manager finiti sotto indagine.

La multinazionale si era difesa in una nota, dicendo “di aver rispettato le normative fiscali in tutti i Paesi in cui opera”.

Proprio in questi giorni – scrive il giornale – si sarebbero tirate le fila. Una volta sanata la posizione fiscale, i manager accusati di dichiarazione fraudolenta, sarebbero intenzionati a chiedere un patteggiamento, distinguendo però le posizioni.

Con il medesimo schema, proprio un anno fa, le Entrate avevano chiuso un contenzioso molto simile con Apple, che aveva versato al Fisco un assegno da 318 milioni di euro, chiudendo senza “contestazioni”, quanto rilevato dal Nucleo di polizia tributaria durante l’accertamento. In totale, così, la procura di Milano in un anno sarebbe riuscita a ottenere risarcimenti per quasi 600 milioni di euro. Meglio di quanto sia riuscito a fare il governo britannico nella sua caccia alle multinazionali. E questo filone d’inchieste fiscali non si è ancora del tutto esaurito. Dopo Apple e Google, nella lente della Finanza e della procura, sono finiti anche Amazon e il social network, Facebook. Per il momento non è ancora stato possibile quantificare la presunta evasione.

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