Google comincia la guerra contro quei siti che vogliono convincere gli utenti a installare la propria app.
Ci sono i segni di uno scontro sui massimi sistemi della internet economy in una decisione all’apparenza solo tecnica. Google infatti, da novembre, penalizzerà nei propri risultati di ricerca i siti che pubblicizzano le proprie app con un banner pop up. Yelp, Linkedin e Pinterest sono tra i più noti. Ed è da queste aziende che sta cominciando la polemica contro la decisione di Google. Secondo loro, il motore sta facendo i propri interessi pubblicitari, spaventato dalla migrazione degli utenti dal web alle app.
Critico è in particolare Yelp (che è stato anche in prima fila nelle denunce a Google all’Antitrust UE). La mossa servirebbe “a estendere al mobile il proprio monopolio sulla ricerca”, ha detto Luther Lowe, vice president for public policy di Yelp.
Secondo Google, invece, l’obiettivo è favorire gli utenti, perché sarebbe una “cattiva esperienza di ricerca” finire su un sito coperto da quei pop up, si legge in un post che annuncia la novità.
Per molte aziende però è utile che gli utenti utilizzano le app invece del sito web. Possono dare così un servizio migliore e costruire una relazione più forte con i propri utenti. D’altro canto, è indubbio che Google è penalizzato dalla migrazione degli utenti verso le app. In quel modo, infatti, utilizzano direttamente i servizi delle diverse aziende saltando il motore di ricerca (e i relativi link pubblicitari).
Google è comunque al primo posto nella pubblicità digitale su mobile. Riesce a piazzarla soprattutto però nel motore di ricerca (anche grazie al controllo sulla piattaforma Android). Secondariamente sfrutta pubblicità display e video in app e contenuti, ambiti dove è Facebook il leader del mobile, secondo dati eMarketer.
E lo stesso Steve Jobs, nel 2010, aveva profetizzato che il successo delle app avrebbe creato problemi all’impero pubblicitario di Google.