Dopo il sì dell’Europarlamento alla divisione dei motori di ricerca (leggi: Google) in due entità separate, una per le attività della search, l’altra per le altre attività commerciali online, l’Europa si sta forse indirizzando verso una legge anti-Google? Secondo Les Echos, il gruppo americano non riuscirà a sfuggire nei prossimi mesi a una legislazione europea di qualche tipo che ne riguardi se non la struttura aziendale almeno le pratiche di business e non solo per il voto, al momento simbolico, del Parlamento europeo.
Le pressioni anti-Google si sono condensate, sempre giovedi, in una lettera congiunta di Francia e Germania indirizzata alla Commissione europea – di cui Les Echos ha visionato una copia – che illustra molto chiaramente quello che dovrebbe essere “un adeguato quadro normativo a livello europeo” per quelle che vengono definite le “piattaforme fondamentali” di Internet. Si chiede in particolare un “trattamento trasparente e non discriminatorio” nei risultati di ricerca e maggiore controllo sui propri dati per gli utenti. Tornano così alla ribalta le istanze principali che hanno animato la protesta europea contro Google e gli altri colossi del web Amazon, Facebook e Apple (i cosiddetti GAFA). “Questo quadro dovrebbe applicarsi a tutte le società che forniscono beni e servizi ai cittadini dell’Unione europea, siano esse aziende europee o di altri Paesi”, afferma la nota di Francia e Germania.
I due Paesi hanno invitato la Commissione europea a lanciare il prossimo anno una consultazione pubblica che porrebbe le fondamenta per il nuovo quadro normativo – con la revisione della legislazione vigente in materia di comunicazioni elettroniche, il varo di nuove regole e lo sviluppo di nuovi strumenti per garantire la concorrenza.
Dato il peso politico dei due Paesi, sembra difficile, secondo Les Echos, che Bruxelles non accolga queste istanze. “Non abbiamo intenzione di lavorare contro gli Stati membri. Le aspettative di questi due Paesi sono legittime”, ha affermato Günther Oettinger, il commissario europeo responsabile per l’economia digitale.
Francia e Germania nella loro lettera non citano mai direttamente Google né arrivano a chiedere la separazione dei motori di ricerca in due ma condividono le posizioni dei parlamentari europei. “Il Parlamento si è espresso politicamente. Ora è responsabilità degli Stati occuparsi di regolare queste piattaforme e i big del web. Dobbiamo reagire a questi casi di abuso di posizione dominante che possono potenzialmente trasformarsi in abusi schiaccianti”, ha detto giovedi a Bruxelles Axelle Lemaire, Segretario di Stato francese al digitale.
Il testo franco-tedesco insiste proprio sulle pratiche anticoncorrenziali per giustificare la richiesta di una nuova legislazione e di una maggiore trasparenza sui risultati di ricerca. Allo stesso modo si chiede che gli utenti abbiano un maggiore “controllo sulle loro vite digitali e i loro dati” e la “libertà di scelta per l’utilizzo di applicazioni o servizi su queste piattaforme”. Anche in questo caso, non si fanno nomi ma il bersaglio evidente è Mountain View, che è accusato di imporre le proprie app sul suo sistema operativo mobile Android a scapito dei concorrenti.