Google cerca la mediazione in Francia, nella disputa che vede opposto il motore di ricerca agli editori spalleggiati dal governo di Francois Hollande che vogliono una legge per ottenere parte dei ricavi generati dalle news pubblicate e indicizzate su Google News. Ieri Alexandra Laferrière, responsabile delle relazioni istituzionali di Google France, si è detta “favorevole alla nomina di un mediatore fra le parti, una persona capace di aiutare nel dialogo con gli editori”. Lo scrive oggi Le Figaro, ricordando che la proposta di nominare un mediatore è stata avanzata una settimana fa dal governo francese.
I tempi per raggiungere un accordo sono stretti. Francois Hollande ha concesso due mesi di tempo, fino alla fine dell’anno, perché le parti trovino un accordo consensuale sulla condivisione dei ricavi che tenga conto delle richieste degli editori, che vogliono una quota parte di remunerazione dei contenuti coperti da copyright indicizzati da Google News. Dal canto, suo Google aveva minacciato di abbandonare la Francia in caso di emanazione della “Google Tax”, ricordando che le news pubblicate su Google News generano 4 miliardi di click all’anno verso i siti dei giornali transalpini.
Intanto, il Wall street Journal prende posizione e attacca: “Gli editori europei vogliono spellare il loro intermediario online”. Questa l’accusa che il quotidiano finanziario fa agli editori del Vecchio Continente, che si stanno coalizzando contro il motore di ricerca in diversi paesi, fra cui Francia, Germania e Italia. L’obiettivo degli editori è l’emanazione di una Google Tax, che garantisca agli editori una parte di ricavi legata all’indicizzazione dei loro contenuti nelle pagine di Google News.
Netta la presa di posizione del quotidiano finanziario, che sfida gli editori: per capire il peso vero di Google News, gli editori europei dovrebbero fare come i colleghi brasiliani, che hanno tolto in massa i loro contenuti da Google News.
Inanto, oggi il Canard Enchainé torna sulla vicenda lanciata la settimana scorsa, relativa al conto che Google avrebbe in sospeso con il Fisco francese. Il conto conto che Parigi ha presentato a Google, secondo il settimanale, non è di 1 miliardo di euro, come detto in un primo tempo, ma di 1,7 miliardi. Il precedente calcolo non teneva conto delle penalità legate ai ritardi nel pagamento e alla multa che le autorita’ francesi vogliono imporre al colosso di Mountain View. La settimana scorsa un portavoce di Google France aveva smentito la notizia dell’avvenuto invio di sollecito di pagamento apparsa una settimana fa sul giornale: “Google non ha ricevuto notifiche di correzioni fiscali da parte dell’amministrazione fiscale francese”, ha assicurato il portavoce aggiungendo che “Google continuerà a cooperare con le autorità francesi”.
La somma richiesta da Parigi sarebbe dovuta a trasferimenti di denaro generato in Francia dalla filiale transalpina alla sede centrale di Dublino, in Irlanda, dove la pressione fiscale è molto più vantaggiosa che in Francia. Google France avrebbe generato ricavi annui per 1,25-1,4 miliardi di euro, derivanti soprattutto all’attività pubblicitaria su internet, dichiarando però al fisco francese soltanto 138 milioni di fatturato, e versando così appena 5 milioni di euro di tasse all’anno, nel quadro dell’imposta francese sulla società. Un portavoce di Google France smentisce però la notizia dell’avvenuto invio di sollecito di pagamento apparsa sul settimanale Le Canard Enchainé: “Google non ha ricevuto notifiche di correzioni fiscali da parte dell’amministrazione fiscale francese”, ha assicurato il portavoce aggiungendo che “Google continuerà a cooperare con le autorità francesi”.
I ricavi di Google Europe sono dichiarati in Irlanda, prima di essere trasferiti in Olanda e poi alle Bermuda tramite una società intermediaria. Secondo Les Echos, adesso si attende una presa di posizione ufficiale da parte del ministero delle Finanze francese. Google France dal canto suo ha fatto sapere di non aver ancora ricevuto alcuna richiesta ufficiale dall’erario di Parigi, assicurando però la volontà di collaborare con le autorità transalpine. Sono molte le net company americane che hanno sede a Dublino per sfruttare un regime fiscale favorevole.
Secondo il Canard Enchainé di oggi nel mirino del fisco francese non c’è soltanto Google. E che richiami fiscali per centinaia di milioni di euro potrebbero presto scattare anche per Microsoft e Apple. Il 28 giugno la sede francese di Microsoft alle porte di Parigi, e’ stata perquisita dalla finanza. Gli inquirenti cercano di capire se anche Microsoft non utilizzi lo stesso meccanismo di Google, che fattura in Irlanda i lavori realizzati in Francia.