Trimestrale in chiaroscuro per Alphabet, la holding che racchiude in sé tutte le attività legate al mondo Google. I ricavi sono infatti cresciuti nel terzo trimestre del 2018 del +21%, rallentando rispetto al +24% dello stesso periodo dell’anno precedente, e questo ha causato una discesa del titolo nell’afterhours, che ha registrato un -3%. Nonostante questo, però, gli utili netti sono cresciuti in modo significativo, con un +37%, toccando quota 9,19 miliardi. I profitti per azione sono saliti in 12 mesi a 13,06 da 9,57 dollari, oltre i 10,41 dollari attesi dagli analisti.
Considerando esclusivamente i conti di Google e Youtube il fatturato ha raggiunto i 33,59 miliardi di dollari, con un saldo positivo anche rispetto ai 27,65 miliardi dello stesso trimestre 2017: questo grazie soprattutto ai volumi della pubblicità, che ha segnato un +20% a 28,954 miliardi di dollari. Il numero di click sull’advertising che hanno generato introiti sono saliti del 62% annuo e del 10% su base trimestrale. Il cost-per-click è invece in discesa (-28% annuo e -7% su base trimestrale), mentre il costo per acquisire traffico è balzato a 6,58 miliardi da 5,5 miliardi arrivando al 23% dei ricavi pubblicitari. In crescita anche le spese per capitale, con un +49% a 5,2 miliardi. Un balzo che si spiega, secondo la direttrice finanziaria Ruth Porat con l’assunzione di talenti, specialmente nelle attività di cloud computing.
Quanto infine alle accuse di molestie sessuali che hanno coinvolto l’azienda nelle ultime ore, il Ceo Sundar Pichai ha voluto rimarcare come l’azienda sia “serissima” nella gestione di accuse di molestie sessuali e cattivi comportamenti. A testimoniarlo c’è un memo interno all’azienda firmato da Pichai e pubblicato dal Washington Post secondo cui negli ultimi due anni 48 persone sono state licenziate con questo genere di motivazioni, e “nessuno di loro ha ricevuto una buonuscita”. La comunicazione è arrivata dopo che il New York Times aveva riferito che il creatore del sistema operativo per dispositivi mobili Android, Andy Rubin, aveva ricevuto dalla controllata di Alphabet 90 milioni di dollari dopo essersene andato nel 2014 per presunte molestie sessuali.