Un taglio di 105 posti di lavoro, pari al 7% del personale. È questa la contromossa con la quale GoPro intende reagire ai deludenti risultati di vendita degli ultimi mesi. Negli ultimi due anni il personale era cresciuto di oltre il 50% l’anno fino a superare i 1.500 dipendenti alla fine del 2015.
A inguaiare la società è stata la Hero4 Session, ultimo modello lanciato sul mercato grosso quanto il telecomando del cancello di casa, che non ha sfondato come speravano a San Mateo, in California, dove la compagnia ha il suo quartier generale. A nulla è servito il doppio round di riduzione del prezzo che ha portato il gadget dagli iniziali 400 agli attuali 199 dollari. Due giorni fa GoPro ha annunciato la registrazione di 21 milioni di dollari di spese per “oneri relativi alla protezione del prezzo” connessi ai tagli della cifra di listino e la contabilizzazione di una voce di spesa tra 30 e 35 miliardi di dollari per eccedenza di inventario, surplus di componenti e attrezzature obsolete nella produzione delle fotocamere.
Non a caso, l’ultima previsione sul fatturato aziendale per il quarto trimestre 2015 è inferiore alle stime formulate dalla stessa compagnia pochi mesi fa. La società ha infatti rivisto al ribasso le stime sui ricavi dalla forbice 500-550 milioni di dollari diffusa a ottobre ai 435 milioni attuali. Non a caso, Wall Street ha reagito portando il titolo a quota 11,02 dollari: circa il 90% in meno rispetto ai 93,85 dollari che un azione GoPro valeva a ottobre 2014.
GoPro, che fino al 2011 operava come marchio di Woodman Labs e che si trova ora a contrastare l’innalzamento qualitativo delle fotocamere montate sugli smartphone di ultima generazione, ha iniziato lo scorso anno a concedere in licenza i contenuti girati con le proprie camere ad alcuni player del settore media, un primo passo verso il nuovo progetto di evoluzione in una media company che però ora rischia di subire una pesante battuta d’arresto.
La compagnia ha inoltre reso note le dimissioni di Zander Lurie da vice presidente senior di GoPro Entertainment e la sua nomina a membro del cda e a ceo di SurveyMonkey, di cui è diventato presidente la scorsa estate dopo la scomparsa di David Goldberg.