“Internet non può essere ridotto alla sua dimensione commerciale, ma deve rimanere un luogo di opportunità per tutti, non solo per chi ha grandi risorse economico-finanziarie”. Lo ha detto questa mattina, intervenendo a un convegno alla Camera dei deputati, Antonello Giacomelli, sottosegretario al Mise con delega alle Comunicazioni. “La net neutrality – ha aggiunto Giacomelli – resta un principio fondamentale: il timore di un eventuale accordo tra i cosiddetti over the top e grandi compagnie di telecomunicazione è legittimo e non vorremmo che a farne le spese fossero i cittadini. C’è grande attesa per il ruolo che l’Italia può giocare sul tema della governance di Internet durante il semestre di presidenza italiana della Ue – ha concluso – il governo cercherà una mediazione perché l’Europa maturi una posizione comune verso un modello davvero multi-stakeholder. La vicenda dei nomi a dominio dimostra che c’è ancora molta strada da fare”.
“Quella della net neutrality – aveva detto Giacomelli in una recente intervista con il Corriere delle Comunicazioni – è probabilmente una delle questioni la cui soluzione influenzerà più lo sviluppo del nostro mondo: ormai la centralità della rete fa sì che il suo governo sia tema di straordinaria delicatezza. Su questo c’è la disponibilità e l’interesse di tutti a discutere”. Rispetto alle Due “vision” principali in campo, quella di chi vorrebbe i governi totalmente disinteressati allo sviluppo della Governance della rete, e quella di chi immagina il modello “Onu” come punto di approdo, Giacomelli aveva spinto sulla necessità di una posizione comune dell’Unione europea: “Noi – aveva detto – pensiamo che sia fondamentale che l’Europa provi a individuare una posizione unitaria, di sintesi, magari non definita nei dettagli ma che indichi un approccio unitario, e che si apra su questo un confronto con gli Stati Uniti”.
“La Fcc ha segnato recentemente un possibile punto di svolta con la sua posizione sulla net neutrality, spingendo di fatto Ott e Tlc a trovare un’intesa – aveva aggiunto Giacomelli nell’intervista – Vedo il rischio che l’accordo tra i maggiori protagonisti del mercato possa precedere le scelte delle istituzioni, che rappresentano l’interesse generale e hanno il dovere di tutelare l’insieme dell’ecosistema, assicurando il pluralismo e lo sviluppo di realtà innovative che oggi magari non sono ancora presenti”.