Il cerchio si sta stringendo. Il nuovo governo 5 Stelle-Lega entrerà presto nel vivo. L’idea di accorpare i ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro sotto un unico cappello, probabilmente quello di Luigi Di Maio, non è peregrina. L’elevato tasso di disoccupazione potrà essere sanato o quantomeno ridotto solo a fronte di un piano di sviluppo adeguato alle esigenze di un Paese, l’Italia, che piaccia o no, dovrà sempre di più fare i conti con il linguaggio e le istanze della digitalizzazione.
La rivoluzione digitale non può essere fermata e soprattutto non deve essere rallentata. Solo cavalcando l’onda del progresso tecnologico, solo in chiave InnovationFirst – questo il nome che abbiamo dato alla nostra iniziativa di Gruppo in fase di campagna elettorale – si potrà recuperare la competitività perduta e dare al nostro Paese una degna collocazione nelle classifiche internazionali (il Desi anche quest’anno ci ha confermati 25mi sui 28 Stati Ue).
La creazione di un ministro per il Digitale è vista di buon grado dai più importanti stakeholder, a partire da Confindustria Digitale, la maggiore associazione di settore. E il Forum PA 2018 appena conclusosi è stata un’occasione importante per analizzare lo stato dell’arte della digitalizzazione della Pubblica amministrazione ma soprattutto per guardare alle sfide future. Il Commissario straordinario Diego Piacentini, il cui mandato scadrà a metà settembre, ha rilanciato sull’importanza del Team Digitale in seno a Palazzo Chigi proponendo la creazione di analoghi team all’interno del ministeri e anche degli Enti più importanti. Il tutto attraverso l’iniezione all’interno della macchina pubblica di risorse qualificate e di competenze di nuova generazione che al momento solo il mercato privato può mettere a disposizione. Una cosa è certa: il digitale dovrà essere il collante di tutte le iniziative in campo, poiché di fatto è l’unico strumento in grado di dare una chance di lavoro a molti, moltissimi giovani e anche meno giovani – grazie alla riqualificazione – e quindi a catena di sostenere la ripresa e lo sviluppo economico del Paese. La parola d’ordine è dunque InnovationFirst.
Per i 5 Stelle, più che per la Lega, si apre anche un’occasione strategica e “mediatica” senza precedenti: è partito il conto alla rovescia verso la gara per l’assegnazione delle frequenze che consentiranno di aprire l’era 5G, la quinta generazione mobile. Ma bisognerà fare subito i conti con la questione dei limiti elettromagnetici che rischia di diventare una zavorra pesante e bloccante.
Per i 5 Stelle si apre anche l’occasione di “rilanciare” sul piano Industria 4.0 con una strategia industriale 5.0 basata su ingredienti quali l’intelligenza artificiale e l’Internet of everythings. Tutta da giocare poi la partita della cybersecurity: l’Italia dovrà darsi una strategia chiara affinché sia garantita la sicurezza delle infrastrutture critiche e più in generale per tutela la data economy nazionale. E riguardo alla PA, scontato ribadirlo, sarà necessario un salto importante, non tanto tecnologico ma di servizi, un salto che possa innescare anche quel circolo virtuoso del risparmio dei costi e del abbattimento del debito pubblico che rappresenta una spina nel fianco non da poco.
Last but not least la questione della rete delle reti, legata alla creazione di una newco nazionale, in parte di matrice “statale” (ossia con un ruolo di Cdp), di cui si discute da anni e che potrebbe essere frutto della condivisione degli asset “scorporati” in capo a Tim e di quelli di Open Fiber, la società che ha innescato un nuovo e inaspettato fermento in termini di competizione infrastrutturale e di investimenti nelle nuove reti. Se il governo 5 Stelle- Lega saprà approfittare di tutte le occasioni che si aprono ora, potrà non solo farsi portabandiera del nuovo corso ma anche e soprattutto fare il bene del Paese.