FORMULA1

Gran Premio d’Italia: “La gara si vince con le learning machine”

Alla vigilia della tappa di Monza Pat Symonds, Cto del team Williams, spiega in che modo la partnership tecnologica con Avanade consenta di migliorare le prestazioni. “Non ci occorrono solo dati, ma anche interfacce user friendly semplici come quelle degli smartphone. Sogno di correre con le self driving car”

Pubblicato il 04 Set 2015

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Anche se alla fine quel che conta in F1 è arrivare per primi al traguardo, ci sono molti modi per vincere o per lo meno per scalare le classifiche del campionato mondiale. E, dalla pista alla fabbrica, passando per il sito Internet (ormai essenziale come punto di contatto con fan e sponsor) fino alle comunicazioni ai box, gran parte del merito in caso di successo va alle tecnologie digitali.

È anche grazie all’IT che il team Williams Martini Racing sta lottando per tornare a occupare le posizioni più alte nel circus. E i risultati cominciano a vedersi, visto che la scuderia (che ha pure cambiato fornitore di motori, scegliendo Mercedes al posto di Renault) è passata dal nono posto nella classifica costruttori del 2013 al terzo posto nel 2014. Una performance che sta venendo confermata anche nel corso di quest’anno, in cui la Williams segue le imprendibili Mercedes, campioni in carica, e le Ferrari. A sostenere la squadra nella competizione digitale c’è Avanade, che ha siglato una partnership triennale per sviluppare soluzioni ad hoc da utilizzare fuori e dentro i circuiti.

In occasione della tappa di Monza, dove si svolgerà domenica l’86esima del Gran Premio d’Italia, CorCom ha potuto visitare i box Williams e parlare con Pat Symonds, Chief Technical Officer del team. Symonds ha alle spalle un’esperienza più che trentennale nella Formula 1, e ha visto cambiare radicalmente regolamenti, monoposto e tecnologie ICT, che hanno debuttato nelle corse non più di venti anni fa, con le prime telemetrie delle vetture. “Oggi riusciamo a fare cose che dieci anni fa pensavamo fossero irrealizzabili”, ha spiegato il tecnico. “Il feeling del pilota è ancora essenziale, ma la quantità di dati che siamo in grado di raccogliere e analizzare prova dopo prova, gara dopo gara, si rivela sempre più fondamentale per conoscere e prevedere le prestazioni della macchina, l’usura della meccanica e delle gomme e dunque il suo comportamento in pista, apportando modifiche in tempo reale alle strategie”.

Nel Sancta Sanctorum del paddock, il garage, dove gli ingegneri informatici lavorano gomito a gomito con i meccanici, ci è stato detto che dalle rilevazioni delle temperature di acqua e olio fino alla pressione dei pneumatici passando per le centraline elettroniche disseminate sulla scocca delle auto, ammontano a circa 200 gigabyte i dati che vengono prodotti e trasmessi ogni week end di gara. Una quantità enorme che comprende anche i filmati utilizzati per effettuare video analisi e le registrazioni audio dei ruggiti dei motori, attraverso le quali si possono ricostruire le numeriche relative alla velocità con cui girano i motori. Espedienti, questi ultimi, utilissimi per studiare gli avversari e prendere eventuali contromisure.

Oltre ad aver realizzato il nuovo sito Internet del team, Avanade sostiene la Williams su uno dei punti più delicati dell’intera filiera: quello dell’analisi delle gomme. Attraverso un software specifico, ora la squadra di Formula 1 può incrociare i dati storici raccolti nel corso degli anni (“un patrimonio enorme che non riuscivamo a sfruttare”, ammette Symonds) con le informazioni prodotte in real time e convogliarle in una speciale applicazione i cui algoritmi proprietari trasformano i dati grezzi in informazioni utili a comprendere l’impatto dello stato dei pneumatici sulle prestazioni della vettura. Il tutto visualizzato attraverso un’interfaccia user friendly che aiuta non poco gli ingegneri a prendere decisioni chiare in brevissimi lassi di tempo.

Quello della semplicità d’uso di applicativi così avanzati è un tema di primaria importanza per Symonds. “Il mio ideale? Riuscire ad avere layout semplici come quelli delle app per gli smartphone”, ha detto il CTO Williams. “Nelle corse siamo giunti a quella che definirei la terza generazione di soluzioni IT. E in questa fase di sviluppo la priorità viene data proprio ai sistemi di visualizzazione e presentazione dei dati. A cosa serve monitorare le macchine se poi i grafici sono così complessi che si arriva a capire la situazione a gara finita? Non è dunque solo più questione di affidabilità delle analisi, ma anche di performance dei visual analytics. In questo Avanade ci sta dando una mano importante. Però dobbiamo diventare ancora più abili a individuare le informazioni realmente utili nell’ammasso di dati che raccogliamo. Pensando al lavoro di colossi come Google, non posso certo parlare di big data nel nostro caso. Ma si tratta comunque di large data”.

Se si chiede a Symonds su cosa farà leva, dal suo punto di vista, la quarta generazione delle applicazioni per la Formula 1, la risposta è il learning machine. “Anzi”, ha detto ridendo, “da tecnico mi piacerebbe che si cominciasse a correre con le self driving car. Ci costerebbe molto meno!”

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