I contractor di Taiwan che producono chip per conto terzi aderiscono al ban imposto dagli Stati Uniti su sette aziende cinesi dei semiconduttori e del supercomputing. Si tratta di sette “entità” inserite nella black list del dipartimento del Commercio e a cui le aziende americane e taiwanesi non potranno più vendere componenti tecnologiche senza un’autorizzazione speciale.
Lo Us Commerce department ha affermato che le sette aziende cinesi sono “attive nella realizzazione di supercomputer usati dalle forze militari della Cina, per iniziative destabilizzanti e/o per i programmi legati alle armi di distruzione di massa”.
La decisione di Washington è arrivata in realtà dopo che un produttore di chip di Taipei, Alchip Technologies, ha bloccato gli ordini che arrivano da una delle aziende cinesi poi inserite dagli Usa nella lista nera (“Entity list”). Il governo di Taiwan si è allineato al bando su tutte e sette le entità considerate da Washington una minaccia per la sicurezza nazionale e internazionale.
Taiwan al centro della supply chain tecnologica
Taiwan è sede di molti contractor dei chip, aziende che fabbricano semiconduttori per conto di committenti di tutto il mondo, ha sottolineato il ministro dell’Economia Wang Mei-hua, come riporta Reuters.
“Le nostre aziende, che siano produttori o esportatori, devono adeguarsi alle regole del nostro Paese. Gli Stati Uniti hanno nuove regole e le nostre aziende si allineeranno con i criteri fondamentali di queste regole Usa”, ha detto Wang Mei-hua.