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Guerra Google-Europa, Brittin: “Pronti a un accordo rapido”

Il capo europeo Brittin sulle accuse mosse dalla Commissione Ue su Android e altri servizi: “Non vogliamo restare intrappolati in una battaglia legale di 10 anni. Saremo pragmatici”. Intanto il colosso annuncia massicci investimenti a Londra nonostante Brexit: 1 miliardo per la nuova sede e 3mila assunzioni

Pubblicato il 16 Nov 2016

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Google non ha paura di Brexit e proverà a chiudere un accordo con l’Antitrust Ue. La compagnia di Mountain View rilancia sulla propria presenza nel Regno Unito, annunciando nuovi investimenti, e strizza l’occhio a Bruxelles. Il gigante del web non ha alcun timore delle ripercussioni economiche dell’uscita dell’Inghilterra dall’Ue, tanto che a Londra è pronto ad allargare il campus di King Cross, investendo oltre un miliardo per costruire una nuova struttura e assumere 3mila persone. La notizia, data dal ceo Sundar Pichai durante una visita nella capitale britannica, è di rilievo assoluto visto che l’edificio sarà il primo costruito completamente ex novo da Google al di fuori degli Usa.

Il capo europeo Matt Brittin è invece tornato sullo scontro con la Commissione Europea, che ha accusato Big G di abuso di posizione dominante derivante dall’architettura di alcuni servizi (Shopping, Adsense e Android), sottolineando come riporta La Stampa la necessità di trovare un accordo in tempi rapidi. “Non vogliamo stare intrappolati dieci anni in una battaglia legale. Se possiamo fare un accordo, saremo pragmatici – ha spiegato -. Prendiamo seriamente il più grande mercato unico del mondo. Ma pensiamo che sia giusto essere giudicati per le azioni. Ad esempio ciò che abbiamo fatto con il sistema operativo Android ha favorito la concorrenza e non siamo d’accordo con la Commissione, che non tiene conto del ruolo di Apple nel mercato”.

Dal ceo Pinchai arriva poi un commento sull’elezione del neo presidente Usa Donald Trump. Non esprime giudizi politici, ma lega la campagna elettorale al caso delle notizie bufala circolate in Rete: “Non dovremmo tanto discutere quanto metterci al lavoro per essere sicuri che il traffico vada alla notizie più affidabili, fare fact checking e migliorare gli algoritmi”. Google si è già mossa in questo senso, bloccando la possibilità per i siti che diffondono news inventate o travisate di ospitare la pubblicità di Big G.

Anche Facebook ha annunciato iniziative analoghe: “In accordo con le policy di Audience Network, non integriamo o mostriamo pubblicità nelle app e nei siti che pubblicano contenuti illegali, ingannevoli o fallaci, incluse le notizie false. Sebbene fosse sottinteso, abbiamo aggiornato la policy per chiarire in modo esplicito che questo vale anche per le notizie false – ha spiegato un portavoce del social network -. Il nostro team continuerà ad esaminare attentamente tutti i potenziali editori e a monitorare tutti quelli già esistenti per garantirne la conformità”.

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