Guiscardo Pin (T-Systems). Italiano di ritorno

“IT e Tlc: matrimonio perfetto”. Parola del nuovo Ad di T-Systems Italia

Pubblicato il 23 Ott 2009

Potremmo anche chiamarlo un “italiano di ritorno”. Con tanti
cervelli italiani che se ne vanno a cercare successo all’estero,
Guiscardo Pin è uno che ha fatto esattamente il contrario. Fuori
Italia ha passato molto tempo, visto che il Paese natale l’ha
lasciato dopo la maturità. L’Università l’ha fatta in
Germania (doppia laurea  in Informatica e Psicologia organizzativa
al Politecnico di Damstad), il master in business administration
negli Usa. Poi 17 anni a lavorare in giro per il mondo per Siemens
prima e T-Systems poi.

Di quest’ultima è stato responsabile del settore finance
international. Lo scorso giugno, a 45 anni, è tornato in Italia
per guidare come Amministratore Delegato la Business Unit di
T-Systems. “L’impatto? Beh, diciamo che cerco di fondere il
meglio della cultura tedesca, fondata sull’ordine, la precisione,
l’affidabilità e la metodicità con la creatività, lo spirito,
la fantasia e l’umore italiani. Del resto, con più di 1000
collaboratori, T-Systems Italia è un’azienda tedesca con Dna
italiano visto che è nata da uno spin-off del Banco Ambrosiano
Veneto”.

Le riesce l’integrazione? Sia sincero.
D’accordo. A volte ci riesco, altre un po’ meno. Devo però
dire che non ho trovato grandissime differenze fra le due
T-Systems. Il portafoglio d’offerta è molto simile anche se in
Germania il portafoglio è più net-centric.  Qui il baricentro è
più spostato sull’IT: disaster recovery, facility management,
desktop services, outsourcing, managed services. E anche le
competenze nella realtà italiana sono presenti in molte aree.

Manterrete la caratteristica IT?
Certo. Anzi, verrà rinforzata visto che vogliamo crescere e
aumentare il numero di clienti.

E le Tlc continuate a trascurarle?
Affatto. Non escludo, anzi, di fare acquisizioni se riusciamo a
trovare qualche azienda interessante a livello di network che ci
consenta di entrare nelle tlc italiane. Lo ripeto, vogliamo
crescere in Italia. Non ad ogni costo ma cercando buone
marginalità. In ogni caso, vogliamo allargare il nostro
portafoglio di offerta. Anche se abbiamo già molte referenze
positive da proporre anche a nuovi clienti.

In che settori?
Siamo molto forti nell’outsourcing, disaster recovery, facility
management. Abbiamo grandissime competenze e clienti molto
importanti che già si affidano solo a noi nella finanza, nei
servizi, nei trasporti anche con applicazioni mission critical.

È un mercato in crescita.
Si, ma è anche fortemente competitivo, con molte società che si
fronteggiano. È un mercato che consente di differenziarsi molto
velocemente con prodotti mirati alle richieste del cliente. La
chiave del successo è fornire un servizio eccellente ad un prezzo
molto competitivo. La solidità tedesca ci aiuta. Dietro a noi
c’è T-Systems Germania, totalmente partecipata da Deutsche
Telekom, uno dei maggiori gruppi di tlc al mondo.

Si diceva che volevano vendervi.
Non siamo in vendita e non lo saremo in futuro perché siamo la
punta di diamante di DT nel settore enterprise. Siamo il braccio di
mercato Ict per medie e grandi aziende. Ormai Tlc e IT sono sempre
più integrati, è scomparsa la frattura del passato. La
rivoluzione del protocollo Ip ha fatto nascere un data center unico
che fornisce servizi voce e dati. Lo stesso si può dire per il
facility management, i desktop services, l’outsoursing. I due
mondi crescono insieme. Pochi altri al mondo possono sfruttare le
sinergie come noi con la nostra capogruppo. Siamo gli unici in
Europa a fornire soluzioni one-stop-shop che vanno dalla system
integration alle telecommunication, dall’outsourcing ai desktop
services. In concreto, il posto di lavoro che offre T-Systems è
completo: dal collegamento Voip alla rete lan, dalla rete van ai
dati.

In Italia siete poco riconosciuti come operatori
Tlc.

E infatti dobbiamo crescere anche lì per eguagliare il portafoglio
d’offerta della Germania. Ci stiamo guardando attorno molto
concretamente. Ovviamente, con la mancanza di liquidità che c’è
sul mercato, non è semplice fare merger o acquisizioni proprio
ora. Ma in Spagna abbiamo da poco acquisito Metrolico, un’azienda
di circa 1.200 persone. Simili operazioni verranno fatte da
T-Systems in Europa anche in futuro.

Il mercato soffre la crisi.
Sì, ma un uso appropriato dell’Ict rappresenta una forte leva
per ridurre la struttura dei costi, migliorare i processi,
sfruttare le sinergie. E le aziende ne hanno bisogno in questo
momento di congiuntura negativa. Si pensi al miglioramento
dell’efficienza aziendale che può venire dall’outsourcing. Lo
facciamo per Shell o per Man di cui abbiamo acquisito l’intera
piattaforma Ict. Non ci limitiamo a prendere le loro piattaforme e
gestirle: rivisitiamo i processi aziendali rendendoli più
efficienti. Per questo parliamo di transformational
outsourcing.

Modello che si può importare in Italia?
Certamente. In alcune realtà già lo facciamo. Ad esempio per il
disaster recovery il nostro centro di Vicenza utilizza gli stessi
processi e gli stessi strumenti utilizzati in Germania, negli Stati
Uniti o in Inghilterra. Vorrei ricordare che non siamo più
un’azienda monocliente come 10 anni fa: oggi abbiamo più di 100
clienti. Abbiamo molte gambe con cui camminare.

Nel software è difficile camminare da soli.

E infatti abbiamo partnership importanti come quelle con Microsoft
nell’unified communication e con Sap, di cui in Germania abbiamo
rilevato tutta la parte hosting. Un modello che potremmo importare
anche in Italia. Non siamo gli unici in Italia ad essere
interessati all’hosting Sap, ma noi più di altri abbiamo
esperienza e competenze.

Qual è il vostro target?
Le medie e grandi aziende italiane e le filiali delle aziende che
serviamo a livello globale. Le Pmi non sono tra i nostri obiettivi
primari. Al di sotto dei 500.000 euro di contratto, è molto
difficile trovare economie di scala che consentano guadagni per il
nostro cliente e per noi. Del resto, in Germania le Pmi non vengono
seguite da noi ma da T-Home, un’altra controllata di DT.

Come si fa sentire la crisi?
Pesantemente, in particolare nelle marginalità: non ci sono più
gli alti guadagni di un tempo. I clienti sono preparati e nel
mercato operano aziende prima non presenti che abbattono moltissimo
i prezzi pur di entrare. Più che il calo di domanda, pesa il calo
dei prezzi.

Ciò può influire sul servizio?
Alla lunga sì. Il nostro è un mercato strano in cui si cerca di
ottenere un servizio sempre migliore ad un prezzo sempre più
basso. Ma l’equazione non può reggere all’infinito. Anche
perché nei servizi IT il valore uomo è determinante sia nella
parte progettuale sia in quella di erogazione del servizio.

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