L’economia italiana “tornerà ai livelli di produzione pre-pandemia entro la fine del 2022″. Ma il Paese “ha bisogno di aumentare la crescita a lungo termine”, e può arrivare a raggiungere questo obiettivo anche grazie a “una spinta alla digitalizzazione”, oltre che aumentando “in modo sostanziale la spesa per le infrastrutture utilizzando i fondi del Recovery”. Altri elementi che contribuiranno a portare l’Italia nel new normal superando l’emergenza causata dalla pandemia sono “il miglioramento dei processi giudiziari” e “ampliare la base imponibile e consentire una riduzione del carico fiscale sul lavoro”. E’ l’analisi di Angel Gurria (nella foto), segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che in un’intervista alla Stampa si sofferma sulla situazione in Italia e in tutta l’area Ocse.
“Questa crisi sta colpendo tutti – afferma Gurria – e ne usciremo soltanto se i singoli Stati sapranno unire le forze. Quando inizieranno a riprendersi, però, lo faranno a velocità differenti. Ecco perché non possiamo fare a meno della cooperazione internazionale. Il vaccino ci dà speranza, ma dobbiamo fare attenzione a non lasciare indietro nessuno, soprattutto i Paesi in via di sviluppo”.
“Non possiamo sprecare l’occasione – sottolinea il segretario generale dell’Ocse – mentre prepareranno i loro piani di ripresa, i governi dovranno utilizzare gli aiuti per incrementare gli investimenti pubblici, dando la priorità all’economia verde. La crisi ha colpito in modo sproporzionato i cosiddetti lavoratori essenziali, le donne e i migranti, così come i giovani e i bambini vulnerabili. Quasi tutte le economie dei Paesi Ocse, alla fine del 2021, si saranno ridotte rispetto ai livelli del 2019. Al termine del 2022 il Pil globale avrà perso 7 trilioni di dollari rispetto alle previsioni precedenti alla pandemia. La disoccupazione nei Paesi Ocse nell’ottobre del 2020 ha raggiunto il 7,2%, dal 5,2% nel 2019. I giovani – conclude Gurria – hanno il doppio delle probabilità di essere disoccupati. Le azioni attuate dai governi per preservare il lavoro e le imprese, attraverso un generoso sostegno pubblico, sono state cruciali e devono rimanere in vigore fino a quando non sarà possibile riaprire la maggior parte delle attività”.