Un Facebookphonino per fare concorrenza ai produttori tradizionali, integrando la fruizione di contenuti del social network più grande del mondo? Magari addirittura un tablet low cost targato Zuckerberg?
Mentre gli esperti si interrogano sulle prossime mosse di Facebook, altri analizzano la trasformazione di Amazon, che con due pezzetti di hardware, il Kindle e il Kindle Fire Hd, sta andando all’assalto del mercato dell’editoria, dei film e telefilm e della musica da scaricare. Intanto Google, grazie all’acquisizione di Motorola, non si tutela solo nel portafoglio brevetti ma si avvicina sempre più al mondo dell’hardware, pensando a telefonini e tablet, e lanciando a fine febbraio il portatile tutto basato sul cloud Chromebook Pixel, prezzo 1200 dollari, in competizione con il MacBook Air di Apple e gli altri Ultrabook.
Gli Overt The Top (Ott) più lontani dal mondo fisico, quelli che fino a ieri facevano solo servizi via rete, stanno decisamente sbarcando nel grande Lunapark dell’elettronica di consumo. La domanda è se negli scaffali affollati di tablet, smartphone e computer portatili (quelli che Idc ha raccolto sotto l’etichetta “Smart Connected Devices”) c’è ancora spazio per una nuova ondata di questi apparecchi? “Sicuramente sì – commenta in un’intervista Gene Munster, analista di Piper Jaffray – perché il valore degli Ott sta nei contenuti, che possono integrare direttamente con il loro nuovo hardware, il loro nuovo software e le loro piattaforme di distribuzione e fruizione”
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Tra gli Ott a generare la maggior tensione nel mercato non sono aziende come Apple, Microsoft, Sony o i fornitori di servizi video come Hulu e Netflix: sono invece i “Grandi del cloud”, cioè Amazon Facebook e Google, a scontrarsi frontalmente con le compagnie telefoniche e gli altri provider di connettività. Da un lato, insomma, ci sono le telco che fanno da veicolo di contenuti e servizi che non controllano né possono filtrare, e dall’altra invece ci sono i fornitori dei contenuti e servizi che raccolgono la maggior parte del valore a fronte di nessun investimento infrastrutturale sul territorio. L’integrazione diventa così un fattore di cambiamento che rischia di rendere ancora più esplosiva questa situazione.
Google sta investendo cifre crescenti nella ricerca di nuovi metodi per raccogliere sempre più traffico e quindi contenuto: nella galassia della casa di Mountain View YouTube è forse la parte in maggior espansione, con percentuali di crescita in doppia cifra per il consumo di video. La mossa chiave da parte di Google è stata togliere il limite dei video di 10 minuti, che ha trasformato il jukebox digitale in un cineforum senza fine. Il traffico è esploso.
Facebook sta crescendo sia come numero di utenti che come quantità di elementi condivisi. Il video oltre alle immagini gioca un ruolo chiave. Spesso si tratta di video che partono dai server di YouTube, quindi di Google, ma in quel caso il valore (cioè le informazioni di contesto su chi visualizza quale video) viene diviso con Facebook, che traccia l’origine della condivisione.
Amazon sta potenziando sempre più la sua offerta di download di contenuti tradizionali, paragonabili a quella di Apple e Microsoft (film, telefilm, musica e ovviamente libri in formato digitale) a cui aggiunge la crescente integrazione con le piattaforme di consumo. È un aspetto molto importante, osservano gli analisti, perché fornire gli strumenti per consumare i contenuti non vuol dire solo controllare l’esperienza degli utenti o aumentare le possibilità di acquisto, ma anche chiuderli all’interno di un mondo esclusivo. “Se hai già la Xbox, la Apple Tv o il Kindle – sottolinea il docente di strategia della Sda Bocconi, Carlo Alberto Carnevale Maffè – quando mai comprerai gli apparecchi forniti dal tuo provider di connettività o da aziende terze parti?”.
La chiave è l’identità. Con prodotti unici, esperienze di uso inimitabili costruite integrando hardware e software, con servizi esclusivi, i grandi Ott stanno lavorando per rendere la connessione internet e l’hardware di terze parti una commodity. Il telefonino esclusivo, ma anche il set-top-box o il media extender da mettere sotto la televisione (che dal canto suo sta diventando smart grazie allo sforzo di produttori come Samsung e Lg, ma anche grazie a piccoli ed economici micropc prodotti in Oriente da terzisti cinesi) assieme alla console per videogiochi stanno cacciando il decoder?