IL PROVVEDIMENTO

Home restaurant, obbligo di pagamenti online. Ok della Camera alla legge

Via libera al testo con 326 voti a favore, ora la palla passa al Senato. Ma scoppia la polemica. Il fondatore di Gnammo, Rigon: “Le lobby delle ristorazione hanno paura di noi”. Ecco le novità contenute nel provvedimento

Pubblicato il 18 Gen 2017

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La legge sull’home restaurant va avanti nel suo percorso di approvazione. Ieri l’Aula della Camera ha dato il via libera al provvedimento con 326 voti a favore, 23 contrari (i gruppi Lega e Cor) e 27 astenuti. Ora il testo passa al Senato.

Scontenti gli operatori del settore. Per Cristiano Rigon, founder di Gnammo, la principale piattaforma di social eating in Italia, si tratta di una “legge fortemente voluta da insistenti attività di lobbying da parte delle associazioni di categoria che non hanno realmente compreso quanto l’home restaurant sia lontano dall’esperienza del ristorante e sia non avversario ma strumento di sviluppo del settore”.

“Da una parte è senza dubbio positivo il fatto che esista una norma che regolamenti le attività di Home Restaurant, in quanto permetterà a tutti gli aspiranti cuochi di sperimentare la sharing economy senza paura di andare contro le autorità – puntualizza Rigon – Di contro però, sarebbe stato più opportuno, come prima cosa, normare a livello quadro la sharing economy, negli aspetti condivisi da tutte le attività, per poi scendere, se e dove necessario, a specificare i paletti da mettere nei singoli settori”.

“L’augurio – conclude il fondatore di Gnammo – è che il Senato sappia produrre una legge sufficientemente agile e snella, rispondente ai suggerimenti Ue di non promulgare norme che limitino, ma che favoriscano lo sviluppo del mercato del social eating, limando ancora i forti vincoli presenti nel testo approvato oggi alla camera”.

“Una legge che fa brindare solo le lobby dei ristoratori e che lascia l’amaro in bocca a chi vede vanificati due anni di sforzi diretti a trovare delle regole giuste e corrette per tutti – afferma Giambattista Scivoletto, amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it e fondatore di HomeRestaurant.com – Una legge che impone tanti e tali controlli e limiti che porterà inevitabilmente alla rinuncia di tantissimi aspiranti cuochi casalinghi, soprattutto quelli che più avrebbero portato lustro ed esperienza al settore dell’accoglienza culinaria domestica. Un settore che, anche se fosse stato lasciato sviluppare senza freni e limiti, – prosegue Scivoletto – non avrebbe minimamente intaccato quello della ristorazione classica, che con 76 miliardi di volume d’affari nel 2015, schiaccia con ordini di grandezza a quattro zeri il probabile volume d’affari degli Home restaurant da qui a pochi anni”.

Soddisfatte invece Le Cesarine, network di 300 cuoche-massaie, custodi della tradizione culinaria regionale italiana. “Siamo contenti che siano state finalmente stabilite alcune regole e alcuni aspetti– ai quali abbiamo cercato di porre sempre la massima attenzione fin da subito- che garantiscono una totale trasparenza nei confronti del consumatore. L’unica nostra perplessità riguarda, semmai, il tetto fiscale fissato per le collaborazioni occasionali che, così come indicato nel ddl, sarebbe molto basso e potrebbe risultare disincentivante”, commenta Davide Maggi, Ad di Home Food Le Cesarine.

Ma i firmatari della legge plaudono al via libera di Montecitorio. “Un primo fondamentale tassello per riconoscere gli home restaurant e fornire alla loro attività alcune regole essenziali in grado di tutelare tutti gli attori in causa, dai consumatori ai gestori dei ristoranti casalinghi fino al settore della ristorazione tradizionale, e valorizzare i prodotti tipici locali, vere eccellenze dell’agroalimentare made in Italy – commentano i deputati del M5S – Da qui parte un percorso che va ulteriore migliorato e ritarato sulla base dei feedback provenienti da consumatori e operatori del settore”.

Sulla stesa scia anche il gruppo dei Civici e Innovatori. “Se il social eating in Italia si potrà ancora fare, è merito delle modifiche che noi di Civici e Innovatori siamo riusciti a far inserire in questa normativa evitando che i privati, che organizzano fino a 5 cene l’anno a casa propria, per conoscere altre persone e condividere interessi, debbano essere costretti a ottemperare tutte le norme che oggi abbiamo approvato – dice Adriana Galgano – che chi organizza cene occasionali a casa sia obbligato a presentare la Scia in Comune e ad ottenere la certificazione Haccp. Questi obblighi sono veramente un assurdo perché non stiamo parlando di attività economiche o di ristorazione tradizionale ma di un modo per aumentare la socialità e per condividere passioni culinarie grazie alla tecnologia”.

Il testo uscito dalla Camera pone regole e limiti ben precisi all’home restaurant, con una serie di definizioni terminologiche a cui attenersi. Queste le principali.

LIMITE A 5 MILA EURO – L’home restaurant è considerata un’attività “saltuaria”. Per queso il provvedimento vincola chi svolge l’attività a non superare i 500 coperti l’anno e a non superare né generare “proventi superiori a 5.000 euro annui”. Oltre questa cifra, risulterà essere attività imprenditoriale e renderà necessaria una partita Iva.
NIENTE CONTANTE – E’ vietato il passaggio di denaro contante. Le transazioni sono operate mediante le piattaforme digitali e avvengono esclusivamente attraverso sistemi di pagamento elettronico.
SALVE LE CENE TRA AMICI – Per evitare fraintendimenti, la legge afferma esplicitamente che non si applica “alle attività non rivolte al pubblico o comunque svolte da persone unite da vincoli di parentela o di amicizia”.
CONTRO L’ACCOPPIATA CON AIRBNB – L’attività di home restaurant non può essere esercitata “nelle unità immobiliari ad uso abitativo in cui sono esercitate attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale o attività di locazione per periodi di durata inferiore a trenta giorni”. Una norma che esclude la possibilita’ di organizzare cene a pagamento in appartamenti privati usati per affitti brevi (leggi Airbnb).
DEFINIZIONE – La legge definisce “home restaurant” quale l’attività finalizzata alla condivisione di eventi
enogastronomici esercitata all’interno di unità immobiliari “proprie o appartenenti a un soggetto terzo”. Viene introdotto l’obbligo di passare dalla mediazione di una piattaforma online.
I RUOLI – Sempre a livello terminologico, la legge indica tre attori dell’home restaurant. “Gestore” è chi gestisce la piattaforma digitale; “l’utente operatore cuoco” è chi, attraverso la piattaforma “svolge l’attivita’ di home restaurant”; “l’utente fruitore”, cioè chi utilizza la piattaforma e viene ospitato dall’utente operatore cuoco.
PENE SEVERE – L’articolo 6 è stato uno dei più criticati: prevede, nel caso in cui non si rispettino le norme, una sanzione amministrativa e la sospensione dell’attività.

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