HP ha annunciato l’intenzione di tagliare 1.124 posti di lavoro in Gran Bretagna all’inizio del 2014. In particolare ha fatto sapere che i tagli saranno effettuati nel primo trimestre dell’anno: di questi 618 riguarderanno l’hub di Bracknell, 483 quello di Warrington e 23 quello di Sheffield. La compagnia ha spiegato che la manovra si è resa necessaria a causa della caduta della domanda e della conseguente necessità di una riorganizzazione aziendale.
In un comunicato la multinazionale tecnologica statunitense ha dichiarato: “Il piano è parte di un’iniziativa globale e pluriennale riguardante la produttività, annunciata il 23 maggio 2012 e aggiornata il 9 ottobre 2013. Iniziativa mirata ad affrontare le attuali sfide di mercato a supporto di HP in Europa, Medio Oriente ed Africa”.
Immediata la reazione del sindacato britannico Unite, che ha accusato l’azienda di essere “dipendente dalla cultura dei tagli occupazionali”. Ha poi sostenuto che i manager europei hanno scarsa indipendenza rispetto alle decisioni chiave, tutte prese dai dirigenti Usa.
Il prezzo delle azioni di HP è quasi raddoppiato nel corso del 2012, segno che gli investitori hanno apprezzato l’impegno della nuova ceo Meg Whitman (nella foto) di ristrutturare l’azienda, nonostante le vendite di computer abbiano continuato a scendere. La Whitman ha tagliato finora migliaia di posti di lavoro in tutto il mondo.
Nel quarto trimestre fiscale, terminato il 31 ottobre, il gruppo produttore di computer ha registrato utili per 1,41 miliardi di dollari contro una perdita da 6,85 miliardi registrata nello stesso periodo dell’anno prima, quando aveva subito una svalutazione da 8,8 miliardi legata all’acquisizione della società inglese di software Autonomy.