IL CASO

Hp, in Uk inchiesta penale su acquisizione Autonomy

Il colosso americano accusa la società, rilevata nel 2011 per 11 miliardi, di aver gonfiato i conti per farsi comprare. Il Serious Fraud Office indaga su una possibile frode

Pubblicato il 13 Mar 2013

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Il colosso hitech americano Hewlett Packard si trova nell’occhio del ciclone e tutto si lega alla costosa acquisizione, nel 2011, del produttore software britannico Autonomy. Il management americano sostiene che il produttore britannico abbia fornito informazioni non corrette sulla propria posizione finanziaria in vista dell’accordo, causandole un consistente buco in bilancio. Non solo: le decisioni del top management sull’acquisizione di Autonomy hanno spinto due proxy advisor americani a consigliare agli azionisti di Hp di non confermare alcuni dei membri del cda.

La vicenda è anche più complicata di quanto già non appaia perché le accuse di Hp hanno portato all’apertura di un’indagine penale da parte del Serious Fraud Office britannico, ufficio governativo indipendente che indaga e persegue in Uk i casi di frode e corruzione più gravi e complessi; l’SFO ha tuttavia indicato che il primo passo sarà stabilire se esiste un conflitto di interessi per il fatto che lo stesso SFO usa il prodotto di gestione documentale di Autonomy, Introspect, e non è quindi sicuro di poter condurre l’inchiesta in tutta trasparenza.

Come noto, Hp, alla ricerca di nuove aree strategiche di crescita, ha acquisito Autonomy per 11 miliardi di dollari nell’estate del 2011. La società britannica produce software che permette alle aziende di reperire informazioni rilevanti in files di testo, video e altri documenti corporate.
Ma appena un anno dopo l’acquisizione Hp ha svalutato l’acquisizione di 8,8 miliardi di dollari a causa di irregolarità nei conti che, a detta del management americano, Autonomy avrebbe commesso per gonfiare fatturato e utili in vista dell’accordo. Le accuse sono sempre state respinte dal fondatore di 
Autonomy Mike Lynch, che però Hp ha licenziato lo scorso maggio a causa degli scarsi risultati della divisione da lui guidata.

L’annuncio dell’inchiesta dell’SFO arriva un mese dopo che anche il Financial Reporting Council britannico (ente regolatore che vigila sulla condotta professionale dei commercialisti in Uk) ha avviato una propria indagine sulle presunte irregolarità nei libri contabili di Autonomy. Anche il dipartimento di Giustizia americano se ne sta occupando, come emerge dal documento che la stessa Hp ha registrato presso l’ente regolatore della Borsa americana, la Securites and exchange commission (Sec), riassumendo l’intera vicenda.

Ad essere colpita è anche la credibilità del top management del colosso americano, tanto che un proxy advisor Usa, la Institutional Shareholders Services, ha accusato Hp di incompetenze manageriali e problemi di vigilanza interna e invitato gli azionisti ad opporsi alla rielezione del chairman e dei due membri del board più anziani al prossimo meeting annuale (il 20 marzo). Le critiche degli advisor dell’ISS al presidente Ray Lane e ai consiglieri John Hammergren e G. Kennedy Thompson riguardano proprio il modo in cui Hp ha gestito l’acquisizione di Autonomy.

Un altro proxy advisor americano, Glass, Lewis & Co., ha consigliato agli azionisti di sostenere la rielezione del chairman Lane ma di votare contro Hammergren e Thompson e di bocciare altri due consiglieri, Rajiv Gupta e Marc Andreessen.
Tutti top manager di cui Hp si è affrettata a difendere reputazione e buon operato in una lettera agli azionisti in cui ha replicato alle accuse sottolineando che cambiamenti nel board potrebbero rivelarsi “destabilizzanti” e ricordando i recenti miglioramenti nei risultati finanziari che condurranno presto a un outlook più solido.

I due proxy advisor criticano anche il metodo con cui Hp calcola gli stipendi dei top manager indicando come non molto trasparente il legame tra compenso e performance, ma Hp ha risposto di aver allineato con attenzione gli stipendi degli executive senior al flusso di cassa e al ritorno sul capitale investito.

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