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Hpe, Bassoli: “L’Italia sarà una piattaforma globale sul private 5G”

Spinta forte allo sviluppo della vicentina Athonet acquisita lo scorso anno: “Puntiamo a raddoppiare il team”. La quinta generazione mobile asset della strategia di crescita nel medio termine insieme con edge e cybersecurity. Al via sperimentazioni sul 6G e parte la sfida dell’intelligenza artificiale: “Grandi opportunità per chi ha competenze e capacità critica”. E dall’acquisizione di Juniper Networks atteso un ulteriore sprint

Pubblicato il 05 Apr 2024

La strategia di Hewlett Packard Enterprise (Hpe) Italia prevede per il medio termine nuovi investimenti: più nello specifico, aumenteranno le iniziative focalizzate su edge, intelligenza artificiale, cybersecurity e private 5G rivolte a grandi imprese, PA e pmi, facendo leva su una rete di partner che in brevissimo tempo è passata da 3600 a 5mila tech company.

“Il 2023 per noi è stato un anno effervescente, e il 2024 ci sta già dando grandi soddisfazioni. Del resto, con un mercato digitale che cresce più rapidamente del Pil, una corporation come Hpe è decisamente invogliata ad allocare maggiori risorse nella Penisola”. A dirlo è Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato della filiale tricolore, alludendo a un giro d’affari che nel complesso vale ormai la bellezza di 79 miliardi di euro, in aumento del 2,1% anno su anno. “Durante l’emergenza Covid c’è stato il sorpasso delle operazioni italiane su quelle spagnole, e anche se siamo ancora distanti da Francia e Germania questa performance ci garantisce più attenzione da parte della casa madre”, ha aggiunto Bassoli, che ha tracciato la roadmap per il mercato nazionale in occasione di un incontro con la stampa specializzata che si è tenuto ieri a Milano.

Athonet sarà il fulcro delle operazioni globali in chiave private 5G

Un primo segnale di quello che sembrerebbe un netto cambio di marcia lo si può riscontrare nella spinta che il gruppo sta imprimendo allo sviluppo di Athonet, realtà con oltre 15 anni di esperienza nella realizzazione di software mobile core 4G e 5G, e ora punto di riferimento nell’ambito delle soluzioni private 5G.

Hpe ha acquisito l’azienda vicentina nel 2023 con l’obiettivo di ampliare a livello globale la propria offerta connected edge-to-cloud all’interno di in un mercato che, secondo le previsioni di Idc, crescerà di oltre 1,6 miliardi di dollari entro il 2026.

Athonet è stata scelta dopo aver monitorato attentamente cinque aziende, selezionate per competenze e capacità in una rosa internazionale di candidati”, ha precisato Bassoli. “Adesso puntiamo a raddoppiare il team: 50 nuove risorse si sono già aggiunte alle 120 persone che lavoravano a cavallo di Vicenza, Parigi, Londra, Madrid e Stati Uniti. E, oltre ad aver potenziato il centro di ricerca e sviluppo veneto, abbiamo aperto una sede a Cernusco sul Naviglio (in provincia di Milano, ndr), per facilitare i nuovi ingressi in azienda. Stiamo di fatto mettendo l’Italia al centro di una piattaforma di cui qualunque tipo di azienda avrà bisogno”.

L’acquisizione di Juniper Networks

Il progetto sarà integrato con le sperimentazioni sul 6G che Hpe sta conducendo insieme ai laboratori delle università impegnate nell’implementazione di tecnologie leading edge e potrebbe fare sponda anche con il merger con Juniper Networks, che, una volta finalizzato, si aggiungerà alle 31 acquisizioni effettuate dalla società negli ultimi tre anni.

Il supercomputer di Eni come catalizzatore di talenti (anche esteri)

L’altro dossier italiano dal respiro internazionale è quello legato al maxi-contratto stipulato lo scorso dicembre con Eni per la realizzazione di un supercomputer di nuova generazione, l’Hpc6. “In realtà collaboriamo da anni con Eni sul fronte dell’high performance computing, ma questa è la prima volta che il cliente ci ha autorizzato a rendere pubblici i dettagli dell’operazione”, ha rivelato Bassoli. “Il che fa capire l’importanza che ha assunto il progetto”. Eni infatti utilizzerà il sistema per promuovere la ricerca scientifica con l’obiettivo di accelerare l’innovazione nella transizione energetica. “Una volta completato, Hpc6 sarà uno dei dieci supercomputer più potenti al mondo di proprietà di un’impresa privata. Per Eni si tratta di un investimento che consentirà di fare un salto quantico sul fronte della capacità computazionale, passando dai 70 milioni di miliardi di operazioni al secondo garantite dai sistemi attuali ai 600 milioni di miliardi di operazioni al secondo di Hpc6. Sono convinto che oltre a sostenere la ricerca scientifica sulle energie alternative, una macchina del genere costituirà un elemento di attrazione di talenti, anche dall’estero, in un Paese da cui i cervelli sono tipicamente in fuga”.

La strategia sul fronte dell’AI

Nella galassia dei servizi e dei prodotti Hpe, il tema della connettività ad alte prestazioni e del super computing sono per Hpe complementari a quelli dell’hybrid cloud, della cybersecurity e soprattutto dell’intelligenza artificiale. Su quest’ultimo fronte, in particolare, il gruppo fonda la propria strategia su cinque pillar. Il primo pilastro dell’AI è quello già citato del supercalcolo: “Non esiste l’una senza l’altro. I sistemi potranno essere più o meno potenti, a seconda delle richieste delle applicazioni, ma la componente di super computing è in ogni caso essenziale per garantire il funzionamento dell’AI generativa”, ha precisato Bassoli.

“Il secondo campo è quello delle infrastrutture: proprio in quest’ottica abbiamo acquisito alcune delle realtà più importanti del settore con l’obiettivo di ottenere la leadership nella capacità di integrare le quattro componenti su cui si fonda l’AI generativa: Cpu, Gpu, networking e storage”.

C’è poi il fronte del software, dove Hpe intende muoversi da protagonista sia sulle funzionalità per l’acquisizione dei dati sia sugli strumenti per la creazione dei modelli, senza dimenticare la parte di inferenza, da gestire con prodotti open source.

“Laddove è possibile, inoltre, cerchiamo di prediligere le soluzioni as-a-service che evitano di muovere i dati dalle infrastrutture dei nostri clienti”, ha aggiunto Bassoli. “I vantaggi sono due: si elimina alla radice il costo economico ed energetico del trasferimento e si riducono i rischi sui piani della sicurezza e della riservatezza. D’altra parte, secondo le stime degli analisti, il 70% dei dati mondiali non risiede nei cloud pubblici, e buona parte dei dati delle PA non possono essere spostati. Ecco perché abbiamo sposato quest’approccio”.

Ultima, ma non per importanza, la questione etica. “L’AI deve mettere l’uomo al centro, non deve creare discriminazione, deve essere trasparente, deve certificare le fonti a cui attinge per fornire le proprie risposte e darne visibilità, creando modelli di sostenibilità. Questo, sostanzialmente, è il codice etico adottato da Hpe”, ha rimarcato Bassoli, che si dice ottimista rispetto all’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sull’occupazione nel mondo dell’Ict e in particolare in Hpe.

“Lavoro in questo settore da ormai 38 anni e ho assistito a tutte le grandi wave tecnologiche: ogni volta è stato detto che avremmo avuto impatti occupazionali negativi. Non è mai avvenuto e non avverrà nemmeno questa volta. Scompariranno alcuni lavori, certo, ma ce ne saranno di nuovi. L’AI contribuirà senz’altro a ridurre le posizioni che gestiscono operazioni ripetitive, anche tra i colletti bianchi. Ma aprirà grandi opportunità per chi – merce rarissima – ha competenze e capacità critica, creando posti di lavoro che genereranno davvero valore aggiunto per le imprese. Tutto questo avverrà a patto che si formino e trasformino le persone, per aiutarle a utilizzare i nuovi strumenti. Stiamo vivendo una fase positiva, di grande dinamismo, ne sono convinto”, ha chiosato Bassoli. “L’importante è non perdere il controllo”.

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