LA TRIMESTRALE

Hpe torna all’utile ma il fatturato cala ancora. Neri: “Cresceremo con cloud e super-computing”

Nel quarto trimestre fiscale ricavi in calo del 9% a 7,22 miliardi, ma la perdita di un anno fa si converte in un profitto di 480 milioni. Il ceo punta sulle aree “nuove”: dal 2022 tutta l’offerta sarà as a service

Pubblicato il 26 Nov 2019

antonio neri, hpe

È un altro trimestre col segno meno per i ricavi di Hewlett Packard Enterprise (Hpe): l’azienda americana dei server ha riportato nel quarto trimestre fiscale vendite per 7,22 miliardi di dollari, in flessione del 9,1% anno su anno e al di sotto delle attese di Wall Street, che stimavano ricavi per 7,42 miliardi.

Per Hpe si tratta del quarto trimestre consecutivo di calo del fatturato; il produttore californiano risente del rallentamento della domanda di hardware per data center e di un quadro macroeconomico debole su cui pesano le dispute commerciali Usa-Cina. Hpe genera circa due terzi delle sue vendite trimestrali fuori dagli Stati Uniti, ma le incertezze economiche rendono i clienti più cauti negli investimenti tecnologici.

Bene l’utile netto che nel quarto trimestre ammonta a 480 milioni di dollari, o 36 centesimi per share, contro la perdita di 757 milioni di un anno prima. Escluse alcune spese una tantum, l’utile è di 49 centesimi per azione, sopra le attese degli analisti (46 centesimi).

Verso il modello as a service

Il chief executive officer Antonio Neri sta cercando di rivitalizzare il business spostando l’attività dal mercato dei server verso i servizi in abbonamento. Entro il 2022, tutti gli hardware e software di Hpe saranno disponibili in modalità as a service o con un modello pay-per-use.

È una strategia obbligata per Hpe: nello scorso trimestre le vendite di server sono scese del 13% a 3,23 miliardi di dollari, mentre le vendite di storage hardware sono in calo del 12% a 848 milioni.

Nelle aree innovative, l’Hybrid It ha ricavi per 5,7 miliardi, con margine operativo del 13,8%; crescono tutti a due cifre i prodotti ad alto valore aggiunto Apollo, Composable Cloud e Hyperconverged Infrastructure. L’attività Intelligent Edge ha fatturato 723 milioni di dollari, con margine operativo del 4%. I ricavi per Financial Services ammontano a 878 milioni, con margine operativo dell’8,4%.

Crescita dal cloud nonostante la trade war

“Le tensioni commerciali globali stanno causando incertezze, che si traducono in cicli di vendita più lunghi”, ha commentato Neri all’agenzia Bloomberg. Per questo Hpe sta cercando di focalizzarsi sulle aree in cui vuole crescere velocemente, ha proseguito il ceo, citando l’high-performance computing e il prodotto Hpe per il cloud ibrido GreenLake che i clienti possono pagare col modello pay per use.

Il ceo è impegnato a raggiungere una crescita tra l’1% e il 3% nei prossimi tre anni e ha confermato l’outlook sugli utili per l’anno fiscale 2020 nella forchetta compresa tra 1,78 e 1,94 dollari per azione. Neri si è detto fiducioso nella capacità di Hpe di andare verso una crescita “sostenibile e profittevole” grazie allo spostamento del business verso le soluzioni “a più alto valore software-defined” e alla capacità di esecuzione della strategia che renderà tutta l’offerta as a service. “Abbiamo un portafoglio prodotti migliore e abbiamo migliore copertura anche se vediamo debolezza sul mercato”, ha detto Neri a Bloomberg.

Nella strategia di Neri rientra il rafforzamento nel segmento dei supercomputer: per questo Hpe ha acquisito a maggio l’azienda Cray Inc., un’operazione da 1,3 miliardi di dollari che migliora il posizionamento di Hpe sul fronte delle commesse federali e rispetto al mondo accademico, senza dimenticare il business tradizionale, dove la richiesta di prodotti legati al supercomputing continua ad aumentare. Intanto l’azienda sta riducendo i costi tramite un piano di ristrutturazione che prevede ridimensionamento della forza lavoro e snellimento delle operazioni.

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