Una strategia sempre più articolata e interconnessa a cavallo delle principali industry interessate a creare nuovi servizi e modelli di business attraverso lo sviluppo dell’Internet of Things. La rotta di Huawei non prevede soste fino al 2025, quando si dovrebbero contare in tutto il mondo 100 miliardi di connessioni fisiche, mentre sul piano di quelle virtuali si dovrebbe arrivare all’esorbitante cifra di mille miliardi.
Saranno soprattutto i settori dell’energy, dei connected vehicle (che meriterebbero una menzione a sé, con la dicitura Internet of Vehicles), dello smart manufacturing e della smart home quelli su cui Huawei punterà con maggior decisione. Anche se la crescita più rapida, stando a quanto dichiarato da David He, President of Marketing and Solution Sales Department dell’Enterprise Business Group (a cui vanno ascritti i principali progetti IoT, e che nel 2015 ha fatturato 4,25 miliardi di dollari, in crescita del 43,8%), avverrà nel comparto del Government, specialmente in ambito Public & Safety.
Sono cinque i pilastri su cui poggia la nuova offerta indirizzata all’IoT che Patrick Zhang, President of the Marketing and Solutions Department of Products & Solutions di Huawei, ha presentato in occasione del Global Analyst Summit, appena conclusosi a Shenzhen.
La prima colonna è lo smart home gateway, un prodotto che aiuterà telco e Internet service provider a innalzare la propria offerta dalla pura connettività a una serie di servizi evoluti per l’entertainment, la sicurezza, l’automazione e la salute all’interno delle pareti domestiche. C’è poi naturalmente il macro-tema dell’industrial Internet, che Huawei affronta con l’IoT gateway, una suite che integra interfacce e protocolli per la comunicazione tra oggetti, capacità computazionali ad hoc e funzioni di storage per i big data generati dall’interazione tra macchine, sensori e smart meter. L’NB-IoT (Narrowband IoT) è invece una soluzione pensata per permettere agli operatori attivi per esempio nel settore delle utility o del pubblico trasporto di identificare nuove opportunità di business semplicemente misurando il modo in cui gli asset vengono utilizzati da utenti e consumatori. Di fatto NB-IOT, il cui lancio commerciale è previso per il terzo trimestre 2016, abilita la creazione di network di celle installabili virtualmente su qualsiasi struttura urbana. Gli ultimi due elementi rappresentano l’ossatura di tutta l’offerta, e sono la piattaforma Cloud-based per la gestione delle connessioni, dei dati e delle operazioni (totalmente aperta sotto il profilo delle API e implementabile con soluzioni di terze parti) e il sistema operativo LiteOS dedicato agli sviluppatori di prodotti e servizi IOT specifici, da quelli indirizzati alla smart home ai connected vehicle.
Gli use case già avviati non mancano, e si tratta di applicazioni sul campo che arrivano da ogni parte del mondo: in Germania, grazie alla piattaforma analitica che consente di gestire attività di predictive maintenance, la collaborazione tra Huawei, Holmer e Fraunhafer ha portato a ottenere l’80% in meno di fermo macchine in un consorzio agricolo. Il gestore dei parcheggi pubblici a pagamento di Shanghai, adottando nei prossimi mesi l’NB-IOT dovrebbe abbattere, abbandonando l’attuale tecnologia basata sul 3G, il 50% del TCO (Total cost of ownership) sulla rete Lan. Vodafone e China Unicom stanno lavorando sulla costruzione di servizi CRM ed ERP per la fatturazione di fornitura energetica facendo perno sullo smart metering. In questo ambito gli investimenti crescono nei Paesi più sviluppati come in quelli emergenti: in America latina la spesa aumenta del 25% anno su anno contribuendo a generare un nuovo vastissimo mercato, che solo in Italia, nel 2018, varrà – sempre secondo Huawei – un miliardo di dollari. Sul fronte connected car, il gruppo di Shenzhen sta invece collaborando con Ford, Audi, Mercedes e la cinese Faw.
Le alleanze strategiche sono fondamentali nel momento in cui si prova a dare sfogo a queste soluzioni: al di là del fatto che la divisione Enterprise genera il 76% del proprio fatturato proprio attraverso il rapporto coi partner, le collaborazioni sono indispensabili anche per tracciare le linee guida su cui far convergere i diversi standard attualmente al vaglio del mercato. A questo proposito Huawei sta cercando di facilitare l’incontro tra il consorzio oneM2M e l’OSGi Alliance per la definizione di cornici operative comuni per accogliere soluzioni interoperabili, mentre in Cina è ai vertici dell’AII (Alliance of Industrial Internet), l’iniziativa promossa dal ministero dell’Industria e della Tecnologia.