Al crescere della pressione mediatica sul tema della sicurezza e della riservatezza dei dati, Huawei cerca di mantenere il focus sugli aspetti tecnologici e di non scivolare nel dibattito politico. Al netto dell’esternazione di ieri del Rotating Chairman del gruppo Guo Ping – che ha citato il Cloud Act del governo americano per ribadire che in Cina non esistono misure analoghe – durante il Mobile World Congress di Barcellona il top management è stato compatto nel sostenere un approccio propositivo anziché un atteggiamento difensivo. Soprattutto in fatto di convergenza tra reti 5G, architetture e applicazioni IoT, piattaforme di Intelligenza artificiale e offerte integrate per il mondo enterprise, Huawei ha potuto fare leva su una serie di annunci che dimostrano la sempre maggiore solidità dell’ecosistema che sta costruendo con partner e clienti.
L’Europa, che costituisce in termini di fatturato solo il 10-15% del giro d’affari del colosso, sarà in realtà strategica come testa di ponte per spingersi verso il mercato americano – a cui comunque Huawei continua a mirare – e come laboratorio a cielo aperto per sviluppare use case e modelli di business insieme alle multinazionali consolidate, per le quali la transizione al digitale – tra legacy infrastrutturale e vincoli normativi sulla data protection – risulta estremamente complessa. Volkswagen, Bmw, Mercedes, Dhl sono solo alcune delle aziende citate da Vincent Pang, President Western European Region, durante una delle molteplici occasioni di incontro con la stampa internazionale al mega-evento di Barcellona. La cyber security è e rimane una priorità: con un investimento da un paio di milioni di euro, il 5 marzo Huawei inaugurerà a Bruxelles il nuovo centro europeo focalizzato sui sistema di difesa informatica, che si affiancherà a quelli già attivi a Bunbury e a Bonn (attivi rispettivamente dal 2010 e dallo scorso anno, entrambi, in collaborazione coi governi locali).
“A gennaio Ren Zhengfei, il fondatore della società, ha inviato a tutti i dipendenti una lettera pubblica con cui rimarcava che la cyber security è la priorità dell’azienda”, ha ricordato Pang, sottolineando che dal suo punto di vista, in merito al tema delle accuse rivolte a Huawei in questi mesi dal governo americano, il gruppo “non ha commesso errori: c’è sempre stata grande attenzione nei confronti dei clienti e dell’innovazione tecnologica oltre che rispetto di tutte le leggi locali. Abbiamo forse sottovalutato la sfida che stiamo affrontando adesso”, ha ammesso Pang. “In cosa possiamo migliorare? Faremo di più per rendere l’azienda più trasparente, più semplice da comprendere rispetto alla missione e alla visione che svilupperà nei prossimi anni”. E Pang avrà un ruolo centrale in tal senso, essendo stato appena nominato – evidentemente in virtù delle sue doti di mediatore interculturale oltre che commerciale – “Head of Global Media”.
Soluzioni semplificate per garantire la competizione sul 5G
D’altra parte, al Mobile World Congress Huawei ha incassato il sostegno di diversi partner, sia sul fronte dei vendor di tecnologie digitali, sia su quello delle telco, sia infine su quello enterprise. La partita del 5G, il grande catalizzatore di tutte queste istanze, sta per cominciare e nessuno è disposto a fare passi indietro. “Al mercato serve competizione, specialmente in questa fase”, ha detto Peter Zhou, Chief Marketing Officer Wireless Solution. “In alcuni Paesi sono state calcolate le perdite derivate da eventuali rinunce alla tecnologia Huawei, si tratta di costi che ricadrebbero sugli utenti finali”, e specialmente le telco non possono permetterselo. L’Italia è tra le piazze meglio posizionate in termini di preparazione infrastrutturale e di licenze assegnate, “seconda solo alla Corea del Sud a livello globale”, ha spiegato a CorCom Fabio Moresi, Head of Wireless Marketing di Huawei Italy. Il divario col Paese asiatico, che ha potuto sfruttare il volano delle Olimpiadi invernali per passare dalla teoria alla pratica, è ancora enorme: delle 40 mila installazioni 5G effettuate da Huawei in tutto il mondo, diecimila sono in Corea.
“La situazione mediatica attuale non ha avuto alcun impatto sul nostro business. Se qualche effetto c’è stato”, ha precisato Zhou, “è sull’impegno dei nostri ingegneri, che ora si sentono spinti a lavorare ancora più duro per innovare”. A Barcellona Zhou ha così presentato la strategia Simplified 5G, un ecosistema di hardware e soluzioni per l’automazione delle reti di nuova generazione, con cui gli operatori potranno far fronte all’incremento esponenziale di utenti e servizi. Stando alle proiezioni degli analisti, infatti, il 5G impiegherà solo tre anni per raggiungere la stessa diffusione che 3G e 5G hanno raggiunto rispettivamente in dieci e cinque anni. Abbattere i costi operativi, di noleggio e di manutenzione dei siti significherà trasferire il traffico voce sulle reti Lte, e per questo Huawei propone la soluzione Super Blade Site, che sfrutta le risorse dei siti esistenti e ne migliora l’efficienza di implementazione con un design modulare full-outdoor. Rispetto alle reti mobili a controllo autonomo, gli annunci hanno riguardato Mbb Automation Engine (Mae) e le stazioni base della serie Bts5900. Il motore di gestione Mae è costruito su una piattaforma dati basata su cloud e su potenti capacità di previsione e calcolo della rete e funge da vero e proprio cervello delle reti mobili, adattandole in modo dinamico alle reali esigenze di traffico e ottimizzandone le prestazioni. Una premessa indispensabile per lo sviluppo della banda larga wireless specialmente in ambito domestico.
Huawei ha inoltre lanciato una soluzione di trasporto integrata 5G ready, con la quale fornirà i servizi nell’ambito degli oltre 40 contratti di trasporto siglati a livello internazionale. “Sono tre gli elementi che gli operatori dovranno considerare nello sviluppo del business durante i prossimi anni”, ha spiegato Jeffrey Gao, President of Huawei Router & Carrier Ethernet Product Line: “costi di upgrade della banda sostenibili, trasporto integrato su reti 4G e 5G, gestione operativa e manutenzione automatica in chiave end-to-end”.
La nuova digital platform a cavallo di IoT, AI e Storage
Al Mobile World Congress Huawei ha infine presentato la nuova proposizione della divisione Enterprise, che proprio quest’anno ha debuttato alla kermesse. “Oggi la trasformazione digitale delle imprese, dell’economia e dell’intera società offre enormi opportunità ma anche sfide in svariati settori”, ha commentato Yan Lida, Presidente Huawei Enterprise Business Group. “La digitalizzazione è possibile solo se il mondo digitale e quello fisico sono pienamente integrati. Per questo motivo stiamo lanciando la nostra Digital Platform, l’unica piattaforma capace di integrare orizzontalmente le nuove tecnologie Ict tra cui cloud, Ai, IoT, Big Data, comunicazioni convergenti, video e Gis, nonché di collegare verticalmente dispositivi, edge, rete e cloud sia per le grandi imprese, sia per le Pmi, sia per le startup”.
Huawei ha anche rilasciato FusionStorage 8.0, la nuova generazione di soluzioni storage integrate pensate per permettere alle imprese di gestire diversi carichi di lavoro – anche mission critical – in un ambiente capace di supportare in modo scalabile e con costi sostenibili tutti gli scenari collegati allo sviluppo di tecnologie di frontiera, a partire da 5G, IoT e Intelligenza artificiale.