Huawei si attrezza per “ballare” da sola dopo la messa al bando dagli Stati Uniti che rischia di privarla dell’accesso ai sistemi Android per gli smartphone e Windows per i Pc. L’azienda ha depositato i moduli per ottenere il trademark per il sistema operativo proprietario “Hongmeng” in Europa e in altre nove paesi, tra cui Canada, Sud Corea, Nuova Zelanda e Cambogia, secondo i dati raccolti dal Wipo, l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale. La richiesta per la nostra macro-regione è stata presentata allo European Union intellectual property office.
La documentazione presentata da Huawei dimostra che l’Os “Hongmeng” verrà usato sia per gli smartphone che per i computer portatili e anche per alcuni robot. In Cina, Huawei ha già chiesto e ottenuto la registrazione di Hongmeng come marchio.
L’inserimento di Huawei e 70 affiliate internazionali nella Entity List del dipartimento del commercio americano impedisce di fatto a Huawei ogni business con le aziende degli Stati Uniti. Google ha già fatto sapere che non fornirà più aggiornamenti di Android per Huawei dal 19 agosto (il presidente Usa Donald Trump ha concesso tre mesi di tregua alla società cinese) e Microsoft ha interrotto le forniture del sistema Windows.
Il vendor cinese aveva già indicato, tramite Richard Yu, ceo della divisione consumer di Huawei, di essere pronto a procedere con un “piano B”, un’alternativa all’utilizzo di Android di Google e Microsoft Windows. Yu ha affermato che l’Os “made in Huawei” potrebbe essere disponibile già entro l’autunno di quest’anno per smartphone e computer portatili venduti in Cina e una versione internazionale potrebbe arrivare sul mercato nel primo o nel secondo trimestre 2020. Il top manager ha aggiunto che il piano di emergenza sarà attivato solo se il bando di Google e Microsft diventerà definitivo e permanente.
Nei giorni scorsi Facebook si è aggiunta al gruppo di aziende americane che ha interrotto le relazioni commerciali con Huawei annunciando che non permetterà più la pre-installazione delle sue app sugli smartphone della società cinese. Anche Intel, Qualcomm e Broadcom sarebbero pronte a bloccare le forniture a Huawei.
Secondo il Nikkei Huawei ha già ridimensionato o annullato numerosi ordini ai maggiori fornitori di componenti con cui realizza i suoi smartphone e i suoi sistemi per le telecomunicazioni per effetto del divieto emesso dagli Stati Uniti, ma l’azienda cinese ha smentito.
Pechino ha presentato invece “una grave protesta formale” contro gli Usa lamentando le azioni a danno di Huawei. “La Cina – ha affermato il portavoce del ministero del Commercio, Gao Feng – prenderà tutte le misure necessarie per aiutare le compagnie cinesi a migliorare la capacità nella gestione di questi rischi”.