VIDEO ONLINE

Hulu, 3 milioni di abbonati e ricavi a + 65%

Nel 2012 il servizio Usa di video streaming registra un fatturato pari a 695 milioni di dollari. Più che raddoppiate le sottoscrizioni a pagamento “Plus”

Pubblicato il 18 Dic 2012

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Hulu, il servizio statunitense pioniere di video streaming online, ha annunciato che i suoi ricavi sono cresciuti del 65% nel 2012 fino a toccare i 695 milioni di dollari. Lo ha scritto il Ceo, Jason Kilar, in un post sul blog dell’azienda posseduta da Walt Disney Co, News Corp (media company fondata da Rupert Murdoch) e Comcast NBC Universal.

La crescita è dovuta ai sottoscrittori del servizio di abbonamento a pagamento Hulu Plus, che nell’arco di un anno sono più che raddoppiati superando i tre milioni. “Stiamo chiudendo un grande 2012” ha commentato Kilar con gran soddisfazione. Nel 2011 Hulu aveva ottenuto ricavi per poco più di 400 milioni di dollari, come meno di 1,5 milioni di abbonati.

Inoltre Hulu Plus ha esteso la propria distribuzione a piattaforme come Apple Tv, Nintendo Wii e Wii U, ai tablet Windows 8 e ai nuovi tablet e telefoni che girano su sistema operativo Android. Oltre ai tradizionali pc e laptops, Hulu Plus è adesso accessibile sugli oltre 320 milioni di dispositivi connessi negli Usa.

Il gruppo ha poi aggiunto di aver investito oltre 500 milioni di dollari in contenuti nel 2012, arrivando così ad offrire circa 50.000 ore di video. Tra questi ci sono 60.000 episodi tv e 2.300 serie tv.

Hulu ha inoltre annunciato di avere oltre 1.000 inserzionisti pubblicitari, 28 in più del 2011.

L’avventura della piattaforma di video on demand è iniziata cinque anni fa, quando era essenzialmente un sito gratuito che dava la possibilità agli utenti di vedere molti dei loro programmi preferiti già trasmessi dalle emittenti tradizionali. Adesso sta costruendo la sua originale biblioteca di contenuti nel tentativo di sconfiggere competitors come Netflix e attrarre ulteriori investitori.

Hulu fu messa in vendita nel luglio 2011: tra i potenziali clienti c’erano Google, Amazon, DirectTV Group e Dish Network Corp. Ma i colloqui si interruppero per mancati accordi sul prezzo.

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