L'APPELLO

I ceo italiani: “Il Governo Draghi dia priorità alle infrastrutture fisiche e digitali”

È quanto emerge da una ricerca di Pwc. Sul fronte degli investimenti privati il 40% prevede un aumento minimo del 10%. Un sistema tributario efficiente e una forza lavoro competente le altre indicazioni principali all’esecutivo

Pubblicato il 11 Mar 2021

Tricolore Palazzo Chigi coronavirus

Il Governo Draghi deve dare la priorità alle infrastrutture fisiche e digitali: questa secondo il 76% dei ceo italiani la prima misura da mettere nell’agenda della ripresa nazionale. È quanto emerge da una ricerca di Pwc condotta su 148 amministratori delegati (5.000 il campione mondiale).

Al secondo posto la necessità di un sistema tributario efficiente – indicato dal 69% dei manager – e al terzo, con il 52% di preferenze, una forza lavoro competente, formata e flessibile. Se sul fronte infrastrutture e fisco le percentuali italiane sono ben al di sopra della media mondiale (rispettivamente pari al 50% e 44% delle preferenze), sul fronte competenze siamo perfettamente in linea con il resto dei 100 Paesi presi in esame. L’incertezza sulle politiche fiscali preoccupa però l’82% dei ceo italiani (73% a livello globale), attestandosi sullo stesso livello delle preoccupazioni derivanti dalla pandemia.

“In una fase di profonda incertezza, è indispensabile che tutti noi facciamo la propria parte per rafforzare un sentimento di trust nelle nostre aziende e nel sistema economico ed istituzionale in generale – sottolinea Andrea Toselli, Presidente e Ad di Pwc Italia -. In questa fase Pwc intende facilitare il confronto e sostenere il dialogo tra il mondo delle imprese e delle istituzioni da cui possano scaturire soluzioni concrete per un nuovo sviluppo del nostro Paese”.

L’Italia appare però meno fiduciosa – anche se l’ottimismo non manca – risguardo alla ripresa economica: secondo il 70% dei ceo nel 2021 la situazione migliorerà (la media mondiale è del 76%). Il 16% dei ceo stima invece una flessione nell’anno in corso. Oltre il 30% dei ceo italiani (26% a livello globale) punta ad operazioni di natura straordinaria per rafforzare il posizionamento strategico dell’azienda attraverso un consolidamento del proprio settore di riferimento. Il 27% (28% a livello globale) vede invece la leva dell’M&A per aumentare il proprio mercato di riferimento attraverso acquisizioni in segmenti adiacenti dove valorizzare le proprie competenze distintive.

A livello globale, i ceo dei settori tecnologici e delle comunicazioni (rispettivamente al 45% e al 43%) mostrano i più alti livelli di fiducia, mentre quelli di trasporti e logistica (29%) e di ospitalità e tempo libero (27%) sono tra i meno fiduciosi.

Secondo i manager italiani i Paesi che presentano maggiori opportunità di crescita sono Stati Uniti (39%) e Germania (28%), entrambi con percentuali in aumento rispetto allo scorso anno. Al terzo posto la Cina con il 22%, il Regno Unito post-Brexit scende all’8%, superato quest’anno dalla Spagna (9%).

Investimenti in digitale: il 40% dei ceo prevede un aumento di almeno il 10%

Alla domanda su quanto intendono investire per la trasformazione digitale, il 40% dei ceo italiani (il 49% a livello globale) prevede un aumento minimo del 10%. Tuttavia, solo il 28% (il 31% a livello globale) prevede di aumentare di almeno il 10% gli investimenti destinati a cybersecurity e privacy dei dati. Allo stesso tempo, un numero crescente di ceo – pari al 29% (il 36% a livello globale) – prevede di usare l’automazione e la tecnologia per rendere i propri processi più competitivi.

Oltre che dalle tecnologie, le strategie di investimento delle aziende dovranno concentrarsi sempre di più sull’upskilling. Il 26% dei ceo italiani (il 24% a livello globale) prevede di aumentare di almeno il 10% gli investimenti sullo sviluppo delle soft skills. Inoltre, il 53% (31% a livello globale) dichiara che, per migliorare la competitività della propria azienda, è necessario rafforzare le competenze digitali e il re-ingaggio delle proprie risorse. “Il 78% dei ceo italiani (61% a livello globale) ritiene che investimenti digitali combinati con formazione delle persone debbano rappresentare una priorità per le loro aziende – sottolinea Toselli -.  Il Covid-19 ci ha costretti ad intraprendere un rapido percorso di trasformazione digitale del capitale umano, portando a risultati che difficilmente sarebbero stati raggiunti altrimenti. Il cambiamento è ormai nelle cose e deve essere fatto proprio per diventare leva di un nuovo ciclo di sviluppo”.

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