I costi della sanità? Si tagliano con l’Ict

Cisco e Intel puntano sulla telemedicina e propongono piattaforme in grado di migliorare la qualità dei servizi sanitari e al contempo di ridurre le spese delle strutture ospedaliere

Pubblicato il 26 Mag 2010

In Italia, e non solo, la telemedicina è ancora in fase
embrionale. Ma ciò non ha impedito a Cisco di pensare a una
strategia di diversificazione e di ampliamento del suo raggio di
azione, giocata appunto su applicazioni di telemedicina. La
società dispone di un bacino di potenziali clienti già raggiunti
con altri prodotti: è su di loro che fa affidamento per sfondare
un muro che si presenta comunque assai cementato.

Non è neanche una questione di cultura: la territorialità della
gestione sanitaria in questo caso favorisce quegli amministratori
che hanno visibilità di medio-lungo termine e sono convinti che un
po’ di innovazione alla lunga porterebbe anche a dei risparmi,
oltre ad un miglioramento nella qualità delle prestazioni erogate.
Evidentemente è su di loro che Cisco conta per far passare la
proposta di HealthPresence, la piattaforma tecnologica che permette
ai pazienti di essere in contatto con i medici e personale
paramedico per consulti sanitari a distanza, che sarà disponibile
sul mercato dall’autunno prossimo.

Quello italiano è considerato un mercato interessante nonostante
le ingessature di bilancio. Le ragioni le ha spiegate David
Bevilacqua
, amministratore delegato Cisco
Italia
e Vp Cisco Europe. “I motivi sono sostanzialmente
tre. Il primo è l’invecchiamento della popolazione che, a causa
anche di una bassa natalità, da noi sta procedendo molto
rapidamente, all’incirca come in Giappone. E più si invecchia
più aumenta la richiesta di servizi sanitari, quindi i costi e
pertanto la necessità del loro contenimento. Il secondo motivo è
strettamente legato ai costi: di questo passo nel 2025 la spesa
sanitaria equivarrà al 16% del Pil, con una crescita di ben sette
punti rispetto alla situazione attuale. Una ipotesi che nessun
governo potrà avvalorare. Il terzo motivo è che la percezione
della qualità dei servizi sanitari italiani è giudicata
mediamente inferiore del 2% a quella europea. L’insieme di questi
elementi ci induce a pensare che gli investimenti Ict nella sanità
in futuro dovranno crescere, perché ottimizzazioni e contenimento
dei costi potranno arrivare solo da un impiego diffuso oltre che
efficiente delle tecnologie. La nostra proposta HealthPresence va
in questa direzione”.

Bisogna sgomberare subito il campo dai facili entusiasmi. Anche se
in quei Paesi (Stati Uniti, Scozia e Francia) dove è stata testata
sul campo ha raccolto il plauso di pazienti e medici, il suo
eventuale deployment richiederà del tempo. Anche se si troveranno
quattrini e amministratori lungimiranti, per una operatività
ottimale è richiesta come abilitante una banda garantita di 6 Mb
simmetrici (5 per la trasmissione video e 1 per la parte
applicativa), che al momento in Italia sono disponibili a macchia
di leopardo. Certo HealthPresence funziona anche a velocità
inferiori ma a discapito della qualità.

Non è un caso quindi che la prima dimostrazione in campo Cisco la
faccia in casa: tramite un accordo con un ospedale, di cui non si
consoce il nome, sottoporrà i suoi dipendenti a esami
cardio-toracici e del melanoma, ovviamente senza muoversi dal posto
di lavoro. “Entro ottobre – ha precisato Stefano
Venturi
, vice president, public sector Eurpean markets di
Cisco– il prototipo si arricchirà di altri strumenti
elettromedicali e di nuove applicazioni, grazie anche al contributo
di partner del nuovo ecosistema che si va formando attorno a questa
nuova area. Sono convinto che, nonostante i freni prima ricordati,
ci potranno essere dei ritardi nella adozione di questi sistemi ma
quello che noi stiamo disegnando con HealthPresence è un trend dal
quale non si potrà prescindere. Le logiche del passato, se non
modificate, rischiano di collassate il sistema sanitario. Video e
larga banda saranno la nuova frontiera dei servizi sanitari”.

Anche Intel scommette sull'e-helath: nel corso
del World Congress on Information Technology, l'azienda ha
annunciato di voler ampliare la disponibilità di Intel Health
Guide in Europa tramite la collaborazione con partner strategici in
Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi per introdurre sul mercato
versioni localizzate del dispositivo nel prossimo anno.

"Le malattie croniche possono incidere fino al 70% della spesa
sanitaria totale in Europa, soprattutto nei casi in cui vengono
gestite in modo inefficiente. Con l’innalzarsi dell'età
media della popolazione europea, il numero di persone affette da
condizioni croniche è destinato a crescere notevolmente nei
prossimi anni", ha commentato Doug Busch,
Vice President e Chief Technical Officer del Digital Health Group
di Intel. "Questo annuncio rappresenta un importante passo
avanti nella ricerca di nuovi modelli di assistenza. Dimostra
l'impegno del settore nello sviluppo del mercato
dell'assistenza sanitaria personale a livello globale,
nell'ottica di sfruttare la tecnologia per migliorare la
qualità della vita degli anziani e dei pazienti affetti da
patologie croniche".

L'obiettivo di risolvere i problemi legati
all'invecchiamento della popolazione è condiviso dalla
Commissione Europea, che ha di recente adottato il Piano di azione
europeo "Invecchiare bene nella società
dell'informazione", in cui si evidenzia il ruolo chiave
dell’ICT (Information and Communication Technologies) per offrire
agli anziani una qualità della vita migliore e ridurre i costi
della sanità e dell'assistenza sanitaria. Tra oggi e il 2013
l'Unione Europea e gli stati membri investiranno oltre 1
miliardo di euro in ricerca e innovazione per queste tecnologie.

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